La sindrome da Trattativa

martedì 17 gennaio 2023


L’inchiesta per fortuna finita nel nulla sulla cosiddetta Trattativa Stato-mafia, che ha visto imputati fedeli servitori delle Istituzioni come i generali Mario Mori e Antonio Subranni, oltre ad aver prodotto danni incommensurabili ai diretti interessati, ha avuto ripercussioni anche sull’atteggiamento psicologico dell’opinione pubblica di fronte a importanti fatti di cronaca. Come al tempo del crollo del ponte Morandi tutti si sono improvvisati ingegneri e all’epoca del Covid tutti erano medici adesso, a seguito della cattura di Matteo Messina Denaro, si sono scatenati i commenti di improvvisati esperti antimafia.

La tempestiva diffusione dell’intervista fatta pochi mesi fa da Massimo Giletti a tale Salvatore Baiardo – dove quest’ultimo affermava che “Messina Denaro sarebbe stato fatto arrestare a breve, perché malato e per fare un regalino al nuovo Governo” – ha avuto un effetto social-mediatico parallelo alla conferenza stampa ufficiale. Le parole del gelataio piemontese, già prestanome dei fratelli Graviano, per molti sono poste sullo stesso piano delle dichiarazioni di magistrati, finalmente non a caccia di protagonismo e di valenti ufficiali dei carabinieri.

Sembra che tanti non si vogliano godere una chiara vittoria dello Stato, questa volta a opera dei militari dell’Arma. Si deve sempre gridare al complotto, alla trattativa con la mafia, come se dietro un’uniforme o una toga non ci fossero persone con una morale difficilmente vendibile alla prima occasione. L’indagine che ha portato alla cattura del numero uno della mafia è stata sicuramente complessa, coinvolgendo diverse componenti dei carabinieri anche dell’ambito sanitario. Non è facilmente spiegabile e, ovviamente, neppure possono essere diffusi i particolari, ma questo non deve indurre a trarre conclusioni per il fatto che alcuni aspetti non siano stati ancora chiariti. Facile partire dai dettagli finali dell’indagine per fare i saputelli a ritroso e stupirsi perché gli investigatori non fossero giunti prima all’identificazione del criminale. Un po’ come quegli studenti che partendo dal risultato di una complessa equazione ne riescono a comporre i passaggi per la soluzione ma nel caso specifico lo stupore vuol sottendere brutti pensieri.

Siamo purtroppo ancora condizionati dalla Trattativa Stato-mafia, durata troppi anni e conclusasi con l’esito che si poteva immaginare, quando si è di fronte a uomini che hanno speso la vita e sacrificato tempo libero e famiglia per combattere la criminalità organizzata. Quotidiani che hanno sposato il teorema non hanno desistito neppure dopo l’assoluzione dei poveri incriminati, così il bombardamento del dubbio ha generato una diffusa sfiducia nelle Istituzioni, anche nel caso di un netto successo come quello attuale.

È stato catturato l’autore delle stragi del periodo più scuro della storia criminale del nostro Paese. Sarebbe stata una grande sconfitta per lo Stato, se fosse morto per cause naturali in latitanza. Non è andata così e i dietrologi si mettano l’anima in pace. Un boss, soprattutto se malato, non ha certo piacere di essere arrestato e di finire i propri giorni nelle strutture sanitarie di un carcere di massima sicurezza!


di Ferdinando Fedi