Falchi e avvoltoi

Ci sono dei segnali che un Governo politico, insediatosi da poco, non dovrebbe disattendere. I primi 100 giorni di un Esecutivo, espresso dalla volontà degli elettori, sono fondamentali per tracciare il percorso di una legislatura che deve rispecchiare il programma sottoposto all’elettorato. Gli impegni assunti in campagna elettorale devono essere perseguiti.

A un Esecutivo entrato a regime solo il 22 ottobre scorso può essere tollerata, obtorto collo, una legge di stabilità che di fatto era già stata scritta dal precedente Governo. I vincoli legati alla spesa per sostenere il rincaro dell’energia, ovvero i due terzi della manovra, hanno condizionato le scelte politiche della nuova compagine governativa.

Tuttavia, alcuni interventi che avrebbero caratterizzato la discontinuità con il precedente Esecutivo, eterodiretto dalle oligarchie europee, sono stati disattesi con il disappunto di chi sperava in un cambio di marcia. Ci saremmo aspettati un taglio delle spese improduttive, l’inizio di una riduzione del carico fiscale, l’eliminazione di provvidenze pubbliche elargite sotto forma di crediti d’imposta a specifici settori che sanno di privilegi. Insomma, una politica orientata a sostenere le imprese che rischiano ogni giorno e che si devono sobbarcare l’onere di uno Stato, il quale è il socio di maggioranza se l’azienda produce utili, ma che è inesistente se l’impresa si trova in difficoltà.

I “consigli”, non richiesti, ricevuti dall’Europa e dalla Banca centrale europea sono stati purtroppo recepiti come in un qualsiasi Governo di tecnocrati, ispirato e voluto da quell’entità geografica che definiamo Unione europea. Sono ritornati a volare i falchi del nord Europa che vogliono preparare il banchetto agli avvoltoi dei mercati finanziari. Abbiamo lodato la prudenza in fatto di gestione delle poche risorse economiche a disposizione di un Esecutivo che, in poche settimane, ha dovuto elaborare la manovra economica per il 2023. Però, operare con saggezza all’inizio della legislatura non può e non deve significare accettare i “consigli” da chi non ha a cuore gli interessi della nostra Nazione. Per quanto il Governo Meloni si sforzerà di evitare la contrapposizione con chi amministra l’Europa (senza mandato), i custodi dell’ortodossia delle regole stupide continentali continueranno sempre a sottoporre all’Esecutivo italiano dei nuovi stress-test.

Risulta evidente che le traballanti istituzioni europee siano ostili nei confronti di un Esecutivo non disposto ad accettare, supinamente, le decisioni prese a Bruxelles. Un Governo conservatore, di ispirazione liberale e liberista, non può imporre “strumenti alternativi alla moneta legale” di pagamento, che garantiscono una rendita perpetua alle banche e ai circuiti delle carte di credito, solo per soddisfare i desiderata di Paesi che non hanno questi obblighi.

Pare che il Governo abbia fatto marcia indietro sul tetto al contante per i pagamenti con il Pos. Il credito d’imposta che eventualmente sarà concesso agli esercenti dell’attività commerciale, vorrà dire una cosa: trasferire sulla fiscalità collettiva gli oneri di una imposizione illiberale. Continuiamo a pensare che su oltre un milione di miliardi di spesa pubblica il problema vero non sia l’evasione fiscale, ma ridurre le spese improduttive. Mantenere inalterate provvidenze pubbliche a spese dei contribuenti, per garantire i privilegi di pochi a danno di molti, è il contrario di quanto ci saremmo aspettati da un Governo di centrodestra.

Se l’Esecutivo aveva intenzione di mandare un messaggio di discontinuità rispetto ai precedenti governi, l’obiettivo in questa legge finanziaria è fallito. Ho la brutta sensazione che possano cominciare ad aleggiare falchi e avvoltoi sulla nostra Nazione.

Aggiornato il 21 dicembre 2022 alle ore 09:35