Perché il Qatargate è di sinistra?

venerdì 16 dicembre 2022


Molti si chiedono come mai il Qatar ed altri Paesi musulmani abbiano trovato, a quanto pare, una volenterosa disponibilità alla corruzione soprattutto, se non solo, in esponenti della sinistra europea ed italiana nelle istituzioni europee.

Ebbene non c’è nulla di sorprendente nell’alleanza, finora coperta e implicita perché inconfessabile, della sinistra europea ed italiana con Paesi come il Qatar ed altre teocrazie islamiche, poco rispettose dei diritti umani e nemiche dichiarate dell’Europa e dell’Occidente, e delle loro istituzioni laiche e liberali. Si tratta infatti di una ovvia convergenza di interessi, di ideologie e di prospettive perché da due secoli la sinistra (almeno quella rivoluzionaria) conduce una guerra culturale e politica mirante da sempre alla cancellazione non solo del capitalismo, ma anche del cristianesimo, del liberalismo e di tutte le radici e i fondamenti dell’identità, della tradizione e della civiltà euro-occidentale. L’antica avversione a quest’ultima e la volontà di cancellarla è rimasta nei progressisti odierni nel sottofondo della loro coscienza anche quando, come fanno da qualche tempo (per pure ragioni di potere e di opportunità) si professano liberali, europeisti e, da ultimo, persino filo-americani e iper-atlantisti. Rispetto a quella tradizionale avversione (in cui papa Ratzinger vedeva “un patologico odio di sé dell’Occidente”) i diritti umani, la laicità e il liberalismo e la democrazia, diventano puri espedienti retorici e tattici agli occhi dei progressisti europei di sinistra. Lo dimostra la loro adorazione per tutte le culture e le identità nemiche di quella euro-occidentale, in primis quelle islamiche, alla cui invasione demografica e culturale stanno da tempo tentando di spalancare le porte dell’Europa. Fanno ciò favorendo in ogni modo non solo massive immigrazioni irregolari dai Paesi musulmani, ma anche promuovendo attivamente (ispirati dalla falsamente liberale -e anzi illiberale- “filosofia” multiculturalista) l’introduzione in Europa di costumi e leggi incompatibili con le costituzioni liberali europee.

Emblema di queste politiche multiculturaliste della sinistra europea sono non solo e non tanto le numerose e sempre più grandi moschee – costruite in Europa con la sponsorizzazione convergente della sinistra europea e di Paesi come Qatar, Marocco, Arabia Saudita e Turchia – ma anche le centinaia di “no-go zones”, cioè di quei ghetti etnico-culturali, di cui il territorio europeo è cosparso a pelle di leopardo. In quei ghetti dettano legge – anche con la violenza spesso armata – i gruppi islamisti più fondamentalisti e, perciò, vi vigono costumi e leggi primitivi e tribali, che da tempo vengono considerati inaccettabili persino in molti paesi musulmani. Ciò avviene con l’attiva promozione di politici e intellettuali multiculturalisti, ovviamente di sinistra (alcuni sotto lo slogan di “Più Europa”), che pretendono che quegli immigrati debbano poter vivere in Europa “come a casa loro”, senza mai notare che in quei ghetti ci vivono persino molto peggio.

In questo quadro come ci si può sorprendere se il Qatar, il Marocco – e presumibilmente altri Paesi musulmani –– trovino facilmente nella sinistra gli esponenti politici da corrompere se entrambi vogliono la stessa cosa?

Entrambi vogliono la trasformazione dell’Europa in un continente demograficamente e culturalmente ibrido e bi-culturale (cristiano-islamico, laico e teocratico, liberale e illiberale) dove il cristianesimo, la laicità ed il liberalismo diventino gradualmente un ricordo tenue del passato. Tale già sta divenendo la cultura classica europea “grazie” ai colpi di maglio ad essa inferti dalla “cancel culture” promossa e diffusa nel mondo (anche in Ucraina, e in prospettiva in Russia), soprattutto da politici e intellettuali anglo-sassoni e segnatamente dai democratici americani di sinistra (capeggiati attualmente dal “cattolico” iper-laicista e materialista, Joe Biden). Tutto si tiene in questo processo di diffusione globale del nichilismo relativista. I progressisti euro-americani lo chiamano esportazione nel mondo della “democrazia liberale”. I Paesi musulmani vi vedono un’occasione per la “islamizzazione” del mondo e soprattutto, per l’immediato, dell’Europa, “voluta da Allah e annunciata dal profeta”.

Bisogna perciò difendere (in parte) “l’onore” di quei deputati europei che, a quanto sembra, si fanno di buon grado e volenterosamente corrompere dai Paesi musulmani. Essi non lo fanno solo per avidità di danaro, per i soldi. No. Lo fanno anche per amore e per fede nella loro antica ideologia anti-cristiana, anti-liberale ed anti euro-occidentale. Molti di loro continuano a perseguire – come sempre e da sempre – la cancellazione, al fondo nichilista, della cultura e delle istituzioni euro-occidentali! Chapeau!


di Lucio Leante