Il disvalore della stabilità

La stabilità di un Governo non è in sé un valore assoluto. Certamente, un Esecutivo di legislatura presenta tanti aspetti positivi, se attua il programma elettorale per il quale ha ottenuto l’investitura democratica. Un partito o una coalizione omogenea mostrano agli elettori il progetto politico che vogliono attuare per riformare il Paese, secondo una visione della società. Se il progetto politico riesce a realizzare o meno gli obiettivi che si prefigge, la coalizione potrà essere riconfermata o sostituita da un progetto politico diverso. In democrazia si chiama alternanza.

Gli elettori si potranno confrontare su una alternativa visione della società. Per il centrodestra abbiamo più libertà di impresa, meno vincoli burocratici, contenimento della spesa pubblica assistenziale, meno imposte e limitazione dello Stato assistenziale, più libertà a fronte di meno garanzie assistenziali. In sostanza, l’individuo al centro della società non come suddito ma come cittadino. Tutto è consentito, a eccezione di quanto è espressamente vietato. Invece, per la sinistra, abbiamo un maggiore carico fiscale e contributivo per sostenere lo Stato assistenziale. In sostanza, a maggiori garanzie sociali devono necessariamente corrispondere un incremento della pressione fiscale per poter sostenere spese sociali improduttive. Tutto deve essere analiticamente regolamentato per permettere un controllo sociale funzionale alla redistribuzione della ricchezza, attraverso una pressione tributaria sulle attività produttive. Gli slogan: lotta all’evasione fiscale, il salario è una variabile indipendente, ammortizzatori sociali di ogni tipo, pensioni di giovinezza e reddito di cittadinanza.

Il Governo della cosiddetta unità nazionale contrasta con i principi basilari di una democrazia dell’alternanza. Quali riforme può realizzare, se nella medesima coalizione sono rappresentate visioni diametralmente opposte della società e dell’economia? È quindi un disvalore la stabilità fine a se stessa, se non produce quelle azioni necessarie per rendere possibili visioni alternative della società. La stabilità politica, se praticata come nella diciottesima legislatura, ha il solo scopo di mantenere il potere con il fine di gestire i fondi del Pnrr, le nomine nelle aziende di Stato e nell’alta dirigenza della Pubblica amministrazione. La “stabilità” di questo Esecutivo ha superato, in peggio, i governi che lo hanno preceduto. Il collante che tiene in vita la maggioranza è il terrore delle elezioni. Molti degli attuali deputati e senatori sanno che non ritorneranno a sedersi sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama per la riduzione a 600 parlamentari.

L’idea di tornare a svolgere il lavoro precedente, per chi una professione o un’attività imprenditoriale la esercitava, li sconvolge. Appunto: stabilità intesa come ancoraggio alle poltrone. Il grande professor Antonio Martino ebbe a dire in una intervista che “i Paesi più stabili sono le dittature”!

Aggiornato il 07 luglio 2022 alle ore 09:05