Quirinale: spetta al Pd un gesto di riconciliazione

La candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale non nasce da un ormai svanito berlusconismo ma dall’anti-berlusconismo becero degli ultimi 25 anni: nasce cioè dall’esigenza di risarcire non solo e non tanto la persona di Berlusconi, quanto la maggioranza degli italiani che lo votava e si riconosceva in lui, per l’ultra-ventennale campagna di persecuzione mediatica, giudiziaria e politica del loro leader. Quella campagna li ha privati del loro diritto alla legittimazione ed effettività della loro rappresentanza politica espressa con il voto.

Non può essere irrilevante e passare in cavalleria il fatto che la stessa sentenza definitiva di condanna subita da B. in Cassazione sia stata definita, da uno dei giudici che l’hanno emessa, l’atto di un “plotone di esecuzione”. Con quella persecuzione e delegittimazione il Partito Democratico della Sinistra-Partito Democratico ha provocato, tra l’altro, il suicidio definitivo della (classe) politica e l’instaurazione in Italia di una Repubblica giudiziaria illiberale, che è tuttora un grave vulnus dello Stato di diritto e della democrazia liberale in Italia. Non si esce da questo stato di cose, non si restaura cioè lo Stato di diritto garantista e la democrazia liberale in Italia se il Pd, pure nell’interesse dell’intera classe politica e quindi anche suo, non trova ora il modo per realizzare questo risarcimento e che questo si traduca o meno in una elezione di Berlusconi a capo dello Stato, che quella persecuzione ha reso oggi improbabile e inopportuna.

Ma oggi c’è l’occasione storica perché la politica riprenda il suo ruolo e si emancipi dal cappio giustizialista che, per il miope calcolo di distruggere il leader del centrodestra, la sinistra ha messo attorno al collo dell’intera classe politica, conferendo alla magistratura un ruolo politico di supplenza e di arbitraggio privo di rappresentatività e di responsabilità. Nelle mani del Pd sta, oggi, l’onere di un gesto di riconciliazione nazionale e di una scelta storica sul futuro della democrazia italiana. Detto chiaramente: il Pd dovrebbe favorire l’elezione al Quirinale di un personaggio che, come capo della magistratura (e non solo), garantisca il suo appoggio attivo a una riforma della giustizia e dell’ordine giudiziario, che faccia tornare nei ranghi la magistratura organizzata.

Al nuovo capo dello Stato il Pd deve anche dare la garanzia che il Partito Democratico sosterrà la riforma, il Governo e li difenderà da possibili colpi di coda di magistrati politicizzati. Quanto a Berlusconi come persona, non è difficile immaginare quale possa essere un onorevole risarcimento etico-politico.

Aggiornato il 19 gennaio 2022 alle ore 09:38