Il ributtante dirigismo europeo

“Poi dice che uno si butta a sinistra”, così esclamava il grande Totò nel film “Totò e i re di Roma”. Oggi bisognerebbe esordire invece con le seguenti parole: “Poi dice che uno diventa euroscettico”. Al netto della narrazione ufficiale ed allineata, l’Unione europea, almeno a partire dalla crisi economica globale del 2008 sino ai giorni nostri, ha sempre fatto il possibile per farsi detestare, in Italia e in moltissime altre nazioni del continente. Quando Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, affettuosamente battezzati come Piigs, i maialini d’Europa, annaspavano, anche per colpa – questo occorre dirlo – delle loro rispettive classi dirigenti nazionali, fra incolmabili debiti pubblici e una crescita economica pari a zero, l’Ue si manifestò più come una matrigna che mal sopporta i propri figliastri che come una mamma, magari severa quando serve, ma giusta nei confronti di tutti i suoi figli.

Non a caso, sono poi cresciuti partiti e movimenti euroscettici in più Paesi europei, la Brexit è divenuta realtà e tutt’oggi alcuni governi nazionali, primi fra tutti quello ungherese e quello polacco, sono spesso in contrasto con le Istituzioni comunitarie. Del resto, se si semina vento non si può certo raccogliere una bella giornata di sole. Oggi, secondo la vulgata mainstream, pare brutto e inopportuno permettersi di criticare Bruxelles, che andrebbe anzi ringraziata, con tanto di servile inchino, per i soldi del Pnrr. Intanto, è bene ricordare come il denaro del Recovery Fund non rappresenti affatto un regalo compassionevole, essendo composto, in particolare per quanto riguarda l’Italia, da ciò che le nazioni avevano già versato negli anni all’Unione, e soprattutto da prestiti che prima o poi dovranno essere restituiti.

Poi, è giusto conservare un sano spirito critico, fosse anche solo per arricchire un dibattito pubblico già fin troppo svilito dal conformismo strumentale di certa informazione e di certa politica. A maggior ragione non si può tacere di fronte alle uscite più recenti della nostra cara, si fa per dire, matrigna europea. Mosse a dir poco spaventose, che odorano di dirigismo e di neo-socialismo e che dovrebbero urtare la coscienza di chiunque si ritenga liberale. Hanno provato addirittura, salvo poi dover fare una tragicomica retromarcia, ad abolire il termine “Natale” a favore di un generico “festività”. Questa cosa è passata come una svista da burocrati, un fatto passeggero e trascurabile su cui non occorrerebbe perdere nemmeno troppo tempo, ma si è trattato in realtà di un tentativo di imposizione poco piacevole. Solo le dittature amano cambiare i nomi delle cose e sindacare su tutto, incluse le feste religiose.

Al peggio non c’è mai fine e ora circola, fra gli uffici della Commissione Ue, l’idea di impedire la vendita e persino l’affitto degli immobili privati che non corrispondano a determinati standard energetici e ambientali. Speriamo che ciò rimanga soltanto un’ipotesi, perché se si dovesse tramutare in realtà avremmo i burocrati europei che decidono il destino delle nostre case al posto nostro. Come se non bastassero, soprattutto nel caso italiano, le vessazioni dei governi nazionali. Un proprietario dovrebbe svenarsi economicamente, affinché il proprio immobile possa risultare di gradimento anzitutto all’Europa e poi provare a venderlo, sempre che riesca a recuperare le spese sostenute prima e magari a guadagnarci qualcosa, com’è lecito che sia. Altrimenti, non gli resterebbe che trasformare la proprietà nella propria tomba.

Un’aberrazione che cammina insieme con tutte le tentazioni dirigistiche previste dalla tutela dell’ambiente mutata in bieca ideologia. Lo stop europeo alla produzione di auto diesel e benzina nel 2035 è basato sulla medesima mentalità che sta ispirando la follia sulle case. Il clima, per lor signori, deve essere salvaguardato con obblighi e restrizioni, non con la persuasione e la dimostrazione della convenienza di eventuali alternative.

Quando pochi funzionari, chiusi nei loro uffici e senza evidentemente il polso della realtà, decidono per tutti, addirittura per un intero Continente, i danni possono essere incalcolabili. Infatti, sembra che ai piani alti di Bruxelles non vi sia alcuna sensibilità nei confronti, per esempio, dei proprietari di case (possedere un’abitazione non significa essere ricchi), oppure dei lavoratori del comparto automotive. Sarebbe un delitto rimanere zitti davanti a tutto questo.

Aggiornato il 16 dicembre 2021 alle ore 09:49