Il Green pass per le corse podistiche

Come ho già avuto modo di analizzare in un precedente video, malgrado le attuali norme non impongano il sempre più controverso Green pass per le attività sportive all’aperto, la Federazione italiana di atletica leggera, la quale rappresenta il Coni in questo grande settore dello sport, ha deciso di renderlo obbligatorio a partire dal 13 settembre. Da questa data, infatti, viene precisato nell’aggiornamento dei suoi già demenziali protocolli – i quali tra l’altro impongono da tempo di correre con la mascherina almeno i primi 500 metri di gara, con gravi rischi per la salute degli atleti – che “quanti avranno diritto o dovranno accedere al sito di gara dovranno essere in possesso di una delle certificazioni verdi Covid-19 e, per il tracciamento, consegnare l’autodichiarazione anti Covid-19”. In sintesi, solo per mettere piede nei luoghi in cui si svolgono le gare al di fuori della pista, che in gran parte si tengono all’interno dei nostri centri urbani, si dovrà esibire il citato passaporto sanitario, o in alternativa l’esito di un tampone con 48 ore di validità o la certificazione di guarigione dal Covid-19 avvenuta non oltre i sei mesi precedenti.

Quindi, per farla breve, dopo il 13 settembre un atleta agonista o un semplice amatore di questa nobile disciplina, compresi gli accompagnatori e, da quanto se ne deduce, i semplici passanti fermatisi a osservare il transito dei concorrenti, senza i citati requisiti saranno allontanati dai giudici di gara/sceriffi, mentre potranno continuare tranquillamente a occupare il tavolo di un bar o di un ristorante all’aperto, anche in gruppo e senza mascherina, per un tempo indefinito.

E che si tratti di un palese abuso, oltre che un insulto al buon senso, lo dimostra il fatto che l’Uisp –acronimo dell’Unione italiana sport per tutti, tradizionale emanazione dei più grandi partiti della sinistra storica – sembra che non abbia seguito la Fidal in questo increscioso frangente, al pari di tanti altri Enti di promozione sportiva che in questi ultimi anni sono stati letteralmente soffocati dai diktat di chi rappresenta la mano pubblica nello sport. Già, proprio lo sport che, in modo particolare per ciò che riguarda la corsa di fondo, rappresenta ancora per molti di noi nostalgici del mito di Olimpia uno dei massimi esempi di libertà. Libertà che durante il lungo lockdown del 2020 è stata dolorosamente calpestata anche a danno di quei runner solitari, inseguiti coi cani e con gli elicotteri, utilizzati dalla propaganda del terrore come capri espiatori di una pandemia grave, ma enormemente ingigantita da chi riteneva e tuttora ritiene di aver molto da guadagnare dal medesimo terrore.

E così, morale della favola, non avendo a suo tempo mosso un dito per difendere i podisti fatti passare per untori, oggi il Coni e la Fidal regalano loro il magnifico Green pass, dimostrando ai propri referenti politici di essere incondizionatamente più realisti del re. O tempora, o mores!

Aggiornato il 24 settembre 2021 alle ore 09:30