Michele Serra, umorista qualunquista

Michele Serra, l’umorista ufficiale della sinistra ormai rosata, ha dato di piglio all’America, che non gli è mai piaciuta perché capitalista mentre lui è anticapitalista: un tempo duro e puro, adesso solo puro. La vista però gli è rimasta acuta. Dal tavolino del bar “Repubblica” ha visto bene come sono andate le cose da ultimo sul fronte cinese. Di più, con il suo sguardo a telescopio ha travalicato la Grande Muraglia e constatato che la Cina non bombarda, ma compra.

Ora io, vecchio liberista selvaggio, credente nel mercato, nella concorrenza, nel sistema dei prezzi, nella vita economica basata sui contratti, io avrei potuto scrivere che la politica commerciale è meglio delle cannoniere. Tu Michele Serra, no! Ma come, esalti il capitalismo senza avvedertene? Comprare e vendere sono esattamente le attività che imputavi all’America come colpe mortali, espressive della capacità di corrompere connaturata al capitalismo. Adesso che a compravendere sono i mandarini, li consideri alla stregua di virtuosi portatori di pace?

Meglio essere comprati che bombardati, affermi. Innanzitutto, bisogna mettersi in vendita. E, come diceva il massaro di Monicelli in Speriamo che sia femmina: “Chi vende non è più il suo”. Tuttavia, non accorgersi né dell’imponente riarmo della Cina né della sua comprovata aggressiva prepotenza (Tibet, Hong Kong, Taiwan, Mar Cinese Meridionale), far l’ingenuo per trovar da ridere non è umoristico, ma umorale. Intristisce.

Aggiornato il 22 settembre 2021 alle ore 09:31