Interrogativi irriverenti ma pertinenti sul centrodestra venturo

Che si voti nel 2022 o nel 2023, nell’ambiente nutrono fiducia che il centrodestra vincerà le prossime elezioni politiche. La fiducia viene alimentata dai sondaggi, che sono costanti negli ultimi mesi. I numeri dimostrano che i partiti ascritti al centrodestra hanno un vantaggio consistente sui partiti del cosiddetto centrosinistra. Perché cosiddetto? Perché i capi del centrodestra dichiarano di volerne far parte. Mentre altrettanto non si sente nel centrosinistra. Inoltre, dopo i governi e le maggioranze di Giuseppe Conte (una plateale dissacrazione della democrazia rappresentativa), non è affatto escluso che i parlamentari desiderino scapricciarsi ancora ingannando gli elettori e allearsi di nuovo secondo l’affezione al potere anziché la coerenza politica. Tutto cambia velocemente, anche per la spinta del Covid che è stato ed è un potente acceleratore dei cambiamenti.

I simpatizzanti, in astratto, per il centrodestra non riescono a scorgerne tuttavia la fisionomia ideologica e programmatica che, proclamata da ciascuno dei suoi leader, nel complesso risulta o confusa o imperfettamente amalgamata o diseguale per come appare espressa. Da qui lo scettico interrogativo dei suddetti simpatizzanti: una coalizione tanto per vincere garantisce poi l’attuazione del programma di chi dei vincitori? Farà la politica del minimo comune o perseguirà anche un grande obiettivo specifico? E in che direzione? Quei simpatizzanti chiedono invano, finora, se il centrodestra pretenderà gli Stati Uniti d’Europa, la federazione tra nazioni europee che vogliano davvero mollare gli ormeggi frenanti e asfittici dell’Unione attuale, sospesa tra impotenza e implosione, che ha saputo solidarizzare sui debiti? La federazione e il connesso imprescindibile esercito unico europeo sono all’ordine del giorno del sopravveniente centrodestra? Il quale non può prepararsi a vincere senza chiarire la posizione su tale punto cruciale per l’avvenire dell’Italia, e non solo.

Questo per quando riguarda la prima questione: la politica estera, per così dire. Quanto alla politica interna, esistono questioni non meno importanti, per di più intrecciate inestricabilmente alla prima. Il “piano di rinascita” (prestiti a tasso zero e soldi regalati) sono una manna che cadrà per una stagione soltanto e dovrebbe servire a far sopravvivere l’economia e a raddrizzare lo Stato. Sempre quei simpatizzanti chiedono quale sia l’indirizzo condiviso a riguardo dai partiti del centrodestra. Redistribuzione? Investimenti? Riduzione programmata e attuata del debito pubblico? Economia produttiva o assistenziale?

Le “terze vie” tra socialismo e liberalismo non esistono. Non sono mai esistite benché sempre millantate. La politica economica del centrodestra differisce dal centrosinistra? Lo dimostri, con parole, opere, opposizioni. Tra l’altro l’ottimismo sull’economia non contempla al momento la grande onda dell’inflazione e della tassazione che sta gonfiando l’orizzonte e potrebbe portare l’Italia a vivere l’Avventura del Poseidon, dio non voglia! Per esempio, non è affatto chiaro se le barricate contro l’abolizione di “quota cento” siano un programma comune quanto all’apparenza l’abolizione del reddito di cittadinanza così com’è. Sono decine di miliardi da impiegare meglio, specie nella presente incertezza che tentano di nascondere sotto la rassicurante ideologia della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile. Aggravare la finanza pubblica e danneggiare l’economia con le migliori intenzioni non è granché diverso dal farlo per ignoranza o impazienza o favore elettorale. I “regali” europei li ha ricevuti lo Stato italiano. Nessuna maggioranza governativa è legittimata a regalarli agli amici.

Il centrodestra ha spesso vantato il realismo politico contro l’illusionismo del centrosinistra. Lo accentui ancor più e lo pratichi sulla base dell’id quod plerumque accidit nelle cose della vita e della politica. Parli sempre evangelicamente: sì, sì; no, no. Ma ad alta voce e ad una sola voce, in modo da raggiungere e convincere soprattutto quei simpatizzanti in astratto che, d’esser convinti con le ragioni e i fatti, se lo aspettano sul serio da chi pretenda di governare un popolo libero.

Aggiornato il 17 settembre 2021 alle ore 09:23