Quanti morti ci vogliono per bloccare le vaccinazioni?

Propongo un ragionamento molto semplice, ma utile, per capire lo strabismo prospettico dal quale sono affetti i cosiddetti scienziati anti-Covid e che io preferisco definire “sciamani delle vaccinazioni”, perché incapaci di ragionare in modo scientificamente fondato. Molti di costoro, infatti, dagli schermi televisivi sono occupati ad ogni ora del giorno – e della notte – allo scopo di indurre le persone a vaccinarsi ad ogni costo. E a proposito degli effetti deleteri, scaturiti da alcuni vaccini, affermano che invece bisogna proseguire nel programma di vaccinazione di massa, in quanto i vantaggi “superano” nettamente gli svantaggi. E precisano, per far capire meglio il loro discorso, che se per esempio, di fronte a circa dieci milioni di persone vaccinate, si son registrati soltanto dieci casi letali, cioè di persone decedute in seguito alla vaccinazione, trattandosi di una percentuale irrisoria, tutto va bene e bisogna insistere, appunto, perché i vantaggi “superano” gli svantaggi.

Benissimo. Tuttavia, sorge spontanea una domanda che potrebbe formulare anche un bambino: visto che si devono contare i decessi in percentuale, quanti morti ci vogliono per ribaltare il giudizio, cioè per far sì che si giudichi che siano gli svantaggi a “superare” i vantaggi? Se dieci morti su dieci milioni di vaccinati certo non bastano, basterebbero cento o forse mille? Oppure milletrecentododici? O forse tremiladuecentosessantacinque? Insomma, quale sarà mai il numero-limite di morti, oltrepassato il quale gli sciamani del nostro tempo affermerebbero che bisogna fermare le vaccinazioni, perché questa volta gli svantaggi “superano” i vantaggi? Nessuno è in grado di rispondere a questa domanda, assolutamente nessuno, neppure gli sciamani, che infatti se ne guardano bene. E ciò non perché ci si trovi impreparati, ma per il semplice motivo che è una domanda senza risposta, è una domanda che denuncia immediatamente l’impossibilità di rispondere. Detto in modo più chiaro, è una domanda finta, priva di senso, perché tale è una domanda che non abbia risposta.

Ne viene che se questa domanda è priva di senso, egualmente privo di senso è l’argomento usato dagli sciamani dei vantaggi che “superano” gli svantaggi, per una ragione simmetrica. Infatti, se nessuno può dire con certezza quale soglia di morti bisogna “superare” per bloccare le vaccinazioni, egualmente nessuno può dire con certezza quale soglia “non” bisogna “superare” per portarle avanti. Tutto quanto precede allo scopo di far intendere come e quanto l’argomento usato dagli sciamani, circa il rapporto fra vantaggi e svantaggi, sia fasullo dal punto di vista razionale, allo scopo di giustificare la pratica vaccinale pur in presenza di decessi.

La ragione è intuitiva, anche se ignota agli sciamani: ed è che alla coscienza etica di ciascuno – anche a quella degli sciamani, i quali, pur privi di ragione, hanno pur sempre un’etica – ripugna affermare pubblicamente che, per vaccinare dieci milioni di persone, bisogna sacrificare la vita di dieci. Infatti, è intuitivo che gli esseri umani non hanno prezzo e che perciò neppure la vaccinazione dell’intero genere umano potrebbe giustificare il sacrificio di uno solo. Per questa ragione, che gli sciamani non riescono a razionalizzare, l’argomento di cui essi usano è indebito e privo di senso.

Questo argomento tanto sbandierato ad ogni occasione, per scopi persuasivi della pubblica opinione, andrebbe subito abbandonato, in quanto del tutto irrazionale e perciò indegno del ragionamento scientifico, che invece è una cosa seria, anche se purtroppo ignoto agli sciamani. Un vero scienziato dovrebbe affermare, invece, soltanto la verità delle cose, dicendo che siccome la sperimentazione accurata di queste terapie – che fra l’altro non sono vaccinali, ma “geniche” – non è stata completata, ancora molti aspetti sono ignoti, anche se in via di apprendimento (come dimostra la cronaca di questi giorni, con i vaccini che vengono bloccati, poi ripresi, poi di nuovo bloccati, nel segno di un marasma ormai inarginabile). E che, tuttavia, tali terapie per ora, non avendo valide alternative, vanno praticate sotto la responsabilità e il controllo diretto ed insostituibile del medico di base, il solo che – in scienza e in coscienza – conosca abbastanza il paziente per decidere se praticarla, quale praticare fra le tante e quando. Ma qui parliamo di scienza; anzi, di metodologia della scienza: roba indigesta per gli sciamani di casa nostra.

Aggiornato il 15 aprile 2021 alle ore 10:14