L’incidente della seggiola

Ne abbiamo lette e sentite tante sull’umiliazione inflitta dal sultano ai rappresentanti politici (due dei tre vertici!) della nostra Unione europea. Hanno voluto farne solo una questione di cerimoniale. Lo è, perché il cerimoniale diplomatico equivale alle buone maniere in società mentre, in effetti, il sultano si è comportato alla stregua di un grande scostumato. L’oltraggio al presidente dell’Ue e alla presidente della Commissione è ingiustificabile. Non soltanto di scortesia parliamo, bensì pure di una prepotenza, perché gli ospiti erano a casa sua.

Superior stabat lupus”! Il nostro presidente è parso più intimidito che stupito. Recep Tayyip Erdogan ha compiuto un atto di villania; Charles Michel, restandosene seduto, una complice cafonata. Quasi peggiore, perché vittima n’è stata la collega “compatriota”. La tendenza ad umiliare gli ospiti è un tratto ricorrente nel carattere dei dittatori, in atto o in potenza. Quindi in Erdogan non dovremmo stupircene, giacché in politica interna ed estera agisce anche a scapito dello Stato di diritto e con pochi riguardi verso la comunità internazionale.

Tutti ricordano le parole con le quali Winston Churchill accolse il suo primo ministro Neville Chamberlain dopo Monaco: “Potevate scegliere tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore ed avrete pure la guerra”. Con l’incidente della seggiola, è vero, non siamo a tanto. Eppure, l’incidente dovrebbe ricordarci una verità che conosciamo dall’antichità, cioè che nelle relazioni internazionali la forma è sostanza, ma non nel senso consueto e alquanto banale dell’espressione, quanto piuttosto nel significato implicato di potenza. Erdogan ha voluto rimarcare, mediante l’offesa formale visibile, che non teme affatto l’Ue e che può maltrattarla perché essa non ha né un vero e proprio governo né una vera e propria difesa. Non può reagire a dovere.

La rabbia e la vergogna che, come Europei, abbiamo provato davanti alla messa in scena volutamente programmata da Erdogan in favore delle telecamere per esibire potere e accreditarsi presso le masse interne e musulmane estere, non deve fermarsi all’etichetta e all’attualità, e svanire con esse, ma indurci a riflettere, in generale, che alla Ue potrebbero presentarsi in futuro casi irrisolvibili con la carota, dispensando denari, ma richiedenti il bastone, usando o minacciando la forza. E che pertanto è divenuta una necessità l’esercito europeo sotto il comando unificato, a presidio degli ideali che giustamente vantiamo. Se ci stanno davvero a cuore, non dobbiamo lasciarli svillaneggiare, neppure dalla mala creanza di un parvenu.

Aggiornato il 12 aprile 2021 alle ore 09:12