Il virus rende confusi

Tra le cose che non tornano in quest’epoca di terrore virale diffuso, vi è senz’altro una certa ondivaga comunicazione da parte degli scienziati più in vista. Tra questi spicca il popolare Roberto Burioni il quale, mentre all’inizio della pandemia di Sars-Cov-2 proponeva misure di contenimento limitate solo per consentire al sistema sanitario di organizzarsi, da tempo divulga messaggi sull’onda del terrore diffuso, quasi che il Sars-Cov-2, contro ogni evidenza, diventasse ogni giorno più letale.  L’ultimo della serie, pubblicato recentemente su Twitter, riporta la missiva di un uomo che parla di una sua giovane sorella colpita dal Covid-19, presentandolo con un ironico “lasciamo infettare i giovani, tanto non succede niente. Egregio professore, le comunico, sempre per il discorso giovani, la storia di mia sorella 24 sana e con anamnesi patologica remota muta. Polmonite bilaterale con iniziale trattamento cpap e successiva intubazione per 24 giorni con cicli di pronazione che le hanno residuato un deficit nervoso del piede sinistro. Fortunatamente ne è uscita e sta recuperando proprio perché giovane… ma non si può e non si deve abbassare la guardia in nessun modo! Grazie per la sua opera di divulgazione scientifica.

Dunque, per l’ennesima volta ci troviamo di fronte ad un irresponsabile tentativo, che ahinoi sembra sempre andare a buon fine in quest’epoca di follia sanitaria, di generalizzare un caso singolo, creando nei più sprovveduti l’idea che il Covid-19 colpisca a casaccio, a prescindere dall’età e dalle condizioni di salute del soggetto. Un atteggiamento che, soprattutto per un celebrato uomo di scienza che spesso ha fatto appello al buon senso, non è assolutamente tollerabile. D’altro canto, se si adottasse il succitato imperativo categorico di non abbassare la guardia, che Burioni sembra sposare in pieno, per qualunque altra malattia contagiosa, che produca gravi problemi anche ad un solo individuo giovane, ci troveremmo a vivere un lockdown infinito, come d’altronde sta realmente accadendo da oltre un anno a questa parte.

Ricordo, a beneficio del virologo dai ricchi cachet televisivi, che secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità, pubblicato il primo marzo scorso, su 96.141 decessi positivi al Sars-Cov-2, 1.055 avevano meno di 50 anni: l’1,1 per cento. Mentre nella fascia tra 0 e 39 anni il numero scende a 254 morti, di cui oltre la metà affetti da almeno tre patologie pregresse gravi. Ora, non c’è bisogno di essere Burioni per comprendere da questi grandi numeri che il rischio Covid-19, per una persona relativamente giovane e in buona salute, non sarà poi tanto dissimile rispetto a quello che si corre con una comune influenza. A meno che lo stesso virologo non voglia arrivare a dire che prima dell’arrivo di questo Coronavirus nessuna persona, sotto i 40 anni, è mai finita in terapia intensiva con una polmonite bilaterale.

Tra l’altro, dal momento che lo stesso Burioni, in quanto uomo dei vaccini, ha fatto giustamente fuoco e fiamme contro chi voleva bloccare il vaccino Astrazeneca a causa di alcuni decessi sospetti, sul piano della malattia in oggetto egli ribalta completamente il suo approccio, perorando il blocco del Paese e la guerra senza quartiere alla movida per un numero altrettanto basso di casi. Ovviamente, nell’ambito di una comunità nazionale devastata dalla paura e dalla malafede di tanti professionisti del terrore diffuso, non mi aspetto che siano in molti a cogliere l’evidente contraddizione in cui è caduto il sommo scienziato.

Aggiornato il 12 aprile 2021 alle ore 09:12