Il “che fare?” della destra liberale

Vorrei esternare qui, dove scrivo da prima che il direttore Andrea Mancia nascesse, l’insoddisfazione di vedere la “destra liberale” impelagata nel dibattito su cosa debba essere e come debba rapportarsi al centrodestra. E vorrei dire subito che il dibattito non mi appassiona più. Chiarisco a scanso di equivoci e a scampo dall’accusa di supponenza. A questo genere di dibattito filosofico e politico anch’io ho partecipato da quando scrivo qui. Anzi, da quando scrivo dappertutto. Sarà la vecchiaia, sarà la stanchezza, sarà l’esperienza, sarà la disillusione, sento di dover proporre agli amici dell’Opinione un cambio d’indirizzo. Con sincera umiltà.

Riconosco per primo che la discussione sottile sul Dna liberale è appassionante, anche perché lusinga la nostra vanità di esseri umani politicamente superiori. Tuttavia, “chi siamo” e “perché siamo” dovrebbe esserci ormai chiaro, dopo due/tre secoli. Almeno, lo spero. Dunque sono convinto, ed esorto tutti gli amici, che dovremmo concentrarci finalmente sul “che fare”. Il consenso generale sui capisaldi del liberalismo, diamolo per acquisito. Però sperimentiamolo in concreto. Mettiamo alla prova noi stessi. Attestiamoci sulla politica delle cose nostre e vediamo chi ci viene dietro. E, lasciatemelo dire, non sono affatto sicuro che tutto il centrodestra seguirebbe. Se siamo davvero una “destra liberale” (“destra” perché contrapposta alla “sinistra”, “liberale” perché né di destra né di sinistra!), dobbiamo presentare un programma politico coerente e riconoscibile, quantomeno nei campi che riteniamo più bisognosi di miglioramenti.

Poiché, com’è ben noto, niente è più inedito della carta stampata, mi permetto di richiamare alla memoria il supplemento 2/2017 dell’Opinione, opportunamente intitolato “Idee e Azioni”, che esplicitava quello che sto cercando di dire. A quel corposo volume, che il compianto Arturo Diaconale introdusse significativamente con “Un programma di governo con l’umanesimo liberale e laico”, partecipai anch’io con “Alcune proposte per inoculare libertà in Italia”. Per comodità espositiva, ne ricordo le intestazioni, lì argomentate: abolizione delle Regioni, riforma della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura, difesa in giudizio, risarcimento del danno in sede penale, risarcimento per giusto processo, habeas corpus e rilascio su cauzione, giudizio immediato per il deputato detenuto, detenzione preventiva ed espiazione della pena, fisco, finanza pubblica, valore legale della laurea, Unione europea e “clausola della libertà preferita”, protezione costituzionale della libertà di contratto, Pubblica amministrazione.

Sono 14 proposte, alcune immediatamente operative, “autoapplicative” mi verrebbe da dire, altre da precisare e articolare, ma tutte genuinamente liberali. Ovvio che ad esse se ne possono aggiungere tante altre dettate dalla sensibilità di ognuno. Le ho richiamate come esempi tangibili del “che fare”.

Come esergo del mio cahier de doléance presi dal film “The Imitation Game” una citazione che dovrebbe aiutarci a riflettere sulla questione qui sollevata: “Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”.

Aggiornato il 09 aprile 2021 alle ore 10:08