Covid: Gratteri scivola sul libro dei negazionisti

“... Le correlazioni talora insospettabili tra fatti e antefatti, suscitando angosciosi interrogativi, degni di approfondimento nelle competenti sedi”. In una sola proposizione, semplice al punto da rasentare l’ovvietà, la sintesi di un pensiero che meriterebbe più attenzione del libro di cui rappresenta la prefazione. Questa, infatti, è la prefazione di un orientamento ideologico, casualmente innestata su un discutibile libercolo con sfumature antisemite destinato all’archivio della memoria con la fine della pandemia.

Non metto in discussione la qualità delle idee, che mi sembrano connotate dall’irresistibile attrazione al disvelamento di una regia occulta in grado di determinare i “fatti”, ma l’assunto secondo il quale gli interrogativi – naturalmente “angosciosi” – troverebbero risposta soltanto nelle “competenti sedi”, le uniche in grado di esprimere un giudizio valido. Inutile dire che, secondo l’autore (la “a” è volutamente minuscola) di quella frase, l’unica sede competente ad approfondire è la Procura della Repubblica.

Andiamo con ordine. Uso la “a” minuscola non per mancanza di rispetto, ma perché – così come il Papa – anche il Procuratore della Repubblica, quando non parla ex cathedra, esprime delle mere opinioni personali, censurabili, se del caso, aspramente. Le sue idee, in altri termini, valgono quanto le mie. Se scende dallo scranno che ne protegge indipendenza ed autorità, il Procuratore della Repubblica è uno come gli altri. Forse, per dirla proprio tutta, farebbe bene ad imporsi un certo riserbo, considerata la possibilità che le sue parole inducano ingannevolmente a relazioni tra parole e fatti in grado di suscitare “angosciosi interrogativi”.

Il che ci porta alla seconda questione, quella più rilevante. Per quale ragione un tizio che scrive di vaccini dovrebbe chiedere ad un Procuratore della Repubblica di stendere la prefazione? Non credo si tratti di mero calcolo opportunistico, dovuto al maggiore risalto mediatico di una pubblicazione la cui copertina reca un nome importante. C’è molto di più: c’è la strumentalizzazione della credibilità riconosciuta al monopolista dell’azione penale, colui che si identifica con la “competente sede” cui sono attribuiti “approfondimenti” che nessuno può inibire o limitare, perché sono svolti (o dovrebbero essere effettuati) nell’esclusivo interesse della Legge e non per dimostrare la fondatezza di teoremi scientificamente e politicamente discutibili.

Se quel libro – scioccamente antisemita – avesse ottenuto la prefazione di Albert Bruce Sabin, sarebbe passato inosservato. Poiché la presentazione è scritta da un Pubblico ministero, non solo è garantito il successo, ma l’intera tragedia che stiamo vivendo può essere letta con le lenti del complotto e del diritto penale. Ma l’imprimatur è farlocco.

Aggiornato il 29 marzo 2021 alle ore 09:20