Quel pasticciaccio brutto dei vecchi ammazzati

Migliaia e migliaia di anziani morti ammazzati dal virus avrebbero potuto essere salvati. Tutti quelli che hanno sbagliato, e perciò responsabili di omicidio colposo, non pagheranno mai. Mentre il medico e l’infermiere, avendo inoculato il vaccino per dovere professionale, vengono iscritti nel registro degli indagati per qualche reato da formalizzare. Non se ne capisce il perché.

La signora Angela Merkel ha chiesto scusa per molto meno. Governanti e amministratori nostrani che dovrebbero chiedere perdono alle famiglie dei morti e agl’Italiani, stanno invece indegnamente a spaccare il capello sui doveri degli uni e degli altri, rivendicando perfino meriti che semmai spettano agli operatori sanitari in trincea. Il rabbuffo parlamentare del presidente Mario Draghi ha finito per sembrare chissà che, nella situazione allo sbando. Lo dimostrano le centinaia di morti al giorno, dei quali i media riportano ormai la statistica come un’ovvietà. Partiamo dai dati incontestabili. Intervistato dal Corriere della Sera, l’infettivologo Giuseppe Ippolito, membro del Comitato tecnico scientifico e direttore dell’ospedale Spallanzani, ente nazionale di ricerca, dunque un’autorità indiscussa in materia, ci ha regalato, a riguardo, due considerazioni decisive come prove schiaccianti in giudizio.

La prima: “In Italia le persone di età superiore ai 70 anni sono meno del 20 per cento della popolazione complessiva, ma rappresentano poco meno del 90 per cento dei decessi totali per Covid-19”.

La seconda: “Nella Gran Bretagna in meno di due mesi il numero dei decessi giornalieri è passato dai 1.275 del 28 gennaio ai 33 di ieri (24 marzo, ndr)”.

Chiunque abbia negato, ritardato, posposto la vaccinazione degli anziani, dai più vecchi in giù, ha pertanto commesso un atto moralmente e politicamente inescusabile, anche se non giuridicamente, e non classificabile reato colposo. Che però sempre colposo non è, perché il decisore consapevole, sia egli un ministro, un governatore, un assessore, un funzionario, che abbia deliberato o consentito che altri, eccettuati i sanitari, fossero vaccinati a preferenza degli anziani, ha determinato o concorso a determinarne coscientemente la morte.

Questa consapevolezza o coscienza, seppure non fosse assimilabile a deliberata intenzionalità e non fosse valutabile alla stregua di un dolo specifico, costituirebbe molto più di una responsabilità politica conclamata e devastante. La classe politica elettiva è tale, in una democrazia libera e seria, appunto perché responsabile. I governanti statali e regionali sono gravati innanzitutto dalla responsabilità politica. Ma hanno dimenticato, così sembra, che essa ha due significati. Responsabile è chi agisce con la testa sulle spalle per evitare danni. Responsabile è però soprattutto chi risponde di ciò che ha fatto, rendendone ragione e subendone le conseguenze.

Nell’uno e nell’altro senso, i governanti italiani hanno fallito sui modi e i tempi della campagna di vaccinazione. Il vergognoso palleggiamento delle colpe e delle responsabilità, riconosciute addossandosele però reciprocamente, costituisce il macabro spettacolo recitato sui coperchi delle bare da attori ostinati a rimanere in scena, anziché vergognarsi dello spettacolo, chiedere perdono per la prestazione letale e scomparire.

Aggiornato il 26 marzo 2021 alle ore 10:44