Rilancio del Mezzogiorno: le parole di Draghi

È interessante seguire alcuni passaggi dell’intervento del presidente Mario Draghi per poterne misurare, direttamente ed indirettamente, l’attenzione e l’impegno di questo nuovo Governo nei confronti del Mezzogiorno. Ho volutamente detto “direttamente e indirettamente”, perché in più passaggi, pur non parlando del Mezzogiorno, il presidente ha chiaramente denunciato una precisa volontà di cambiare, in modo sostanziale, l’approccio al riassetto funzionale del Sud.

Il primo punto è senza dubbio quello relativo al richiamo alla frase di Cavour “le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità la rafforzano”; in realtà il fattore “tempo”, come ricordava sempre un meridionalista come Pasquale Saraceno, rappresenta per il Mezzogiorno una condizione essenziale per evitare la sua sistematica emarginazione; per anni il tempo e gli impegni non rispettati sono stati sicuramente la causa dell’ampliamento di quel gap tra Centro Nord e Sud che oggi rischia di diventare irreversibile. Un altro richiamo è stato quello mirato al “governo del Paese”, al governo nella sua improcrastinabile unitarietà e alla coscienza che proprio nell’approccio unitario ed organico si costruiscono davvero le condizioni della crescita.

Altro passaggio che ritengo davvero forte è quello in cui il presidente ha ribadito che “conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo”. Spesso in passato il Mezzogiorno è stato solo una occasione per utilizzare la variabile tempo come occasione per non cambiare, per aspettare una crescita mai arrivata, come occasione per conservare inutilmente il potere. Un’altra esigenza fondamentale avanzata in modo esplicito dal presidente è stata quella relativa alla esigenza di “irrobustire le Amministrazioni meridionali”; questa è al tempo tesso una chiara denuncia nei confronti di chi per decenni ha preferito non far crescere la qualità delle Amministrazioni del Sud ed una convinta volontà a mettere la parola fine al vuoto che, specialmente nell’ultimo periodo, ha fatto perdere rilevanti risorse comunitarie. E strettamente legata con la esigenza di irrobustire la Pubblica amministrazione c’è stata la chiara volontà del presidente di “investire nella preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici e ciò per attuare le scelte del Piano nazionale di ripresa e resilienza ed in particolare per dare concreta attuazione alla manutenzione delle infrastrutture”. Appare evidente che un simile richiamo è proprio mirato a quelle realtà del Paese in cui è spesso mancato un adeguato aggiornamento dei funzionari pubblici, a quelle realtà in cui la manutenzione del territorio è sempre stata una linea strategica denunciata programmaticamente e mai attuata.

Finalmente il presidente ha, in una frase, condensato tutto il significato del redigendo Recovery plan; in particolare tale documento “deve essere trasversale e sinergico, deve contenere la capacità di impattare simultaneamente più settori, in maniera coordinata”. È evidente che un simile richiamo, una simile esigenza è il riferimento chiave proprio per il rilancio del Mezzogiorno: non ha senso, infatti, realizzare lotti di strade o di ferrovie, non ha senso sistemare alcune aree idrogeologiche critiche, non ha senso progettare interventi puntuali estranei ad una azione organica da realizzare contestualmente. Questo approccio è senza dubbio mancato forse da sempre nell’azione dello Stato nei confronti del Sud.

Il riferimento poi alla “rete ferroviaria veloce” è una chiara scelta strategica per il Mezzogiorno; infatti nel Centro Nord del Paese si dispone già di una rete ad alta velocità e la parte ancora non completata lo sarà nell’arco di un quinquennio, nel Sud, invece, esclusa la linea Napoli-Bari in corso di realizzazione, l’alta velocità ferroviaria è rimasta sempre nell’album degli annunci, nell’album degli impegni dei Governi che si sono succeduti nell’ultimo quinquennio.

Altro passaggio che dà ampio respiro programmatico al programma di Governo è quello relativo ai possibili scenari futuri; il presidente Draghi infatti precisa: “Dobbiamo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e per il 2050”. Questa esigenza testimonia intanto una volontà a non essere legati solo al completamento delle opere del Recovery plan vincolate alla data del 2026 ma a conoscere, sì, quelle completate per tale data e quelle che garantiranno, nel tempo, il raggiungimento di obiettivi più incisivi. Senza dubbio il Mezzogiorno, partendo in ritardo rispetto al Centro Nord, non può essere penalizzato dal vincolo del 2026 e, quindi l’alta velocità ferroviaria, con la realizzazione della continuità territoriale tra la Sicilia ed il Continente, necessariamente dovrà disporre di un arco temporale più ampio.

Grande attenzione il presidente ha riposto nel “contributo dei privati”, non solo come coinvolgimento finanziario ma come misurabile contributo innovativo nelle attività gestionali, nelle attività programmatiche e propositive. Questa proposta di coinvolgimento rappresenta per il Mezzogiorno forse una delle condizioni vincenti, proprio per produrre forme di partenariato pubblico-privato che nel Sud sono rimaste finora solo interessanti operazioni strategiche invocate in ogni atto programmatico ma rimaste sempre tali.

Infine, il presidente ha elencato le varie riforme che il Governo intende definire ed attuare; ne ho scelta una determinante per il Mezzogiorno: “La riforma della Pubblica Amministrazione”; una riforma che sicuramente dovrà anche affrontare un difficile ostacolo, quello relativo al Titolo V della Costituzione. Nel Mezzogiorno, in particolare, il rapporto tra le singole Regioni e lo Stato vede proprio nella Pubblica amministrazione, nel ruolo e nelle funzioni della Pubblica amministrazione un forte vincolo alla crescita ed allo sviluppo.

Sono tutti chiari e motivati segnali di cambiamento che penso ritroveremo in modo più esplicito e dettagliato nell’ormai prossimo Documento di economia e finanza (Def). Sicuramente in tale Documento non si invocheranno per il Sud, come fatto finora, garanzie percentuali sul trasferimento di risorse ma atti concreti mirati ad abbattere quei vincoli che, finora, non hanno consentito la crescita di questa vasta area del Paese.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 01 marzo 2021 alle ore 09:31