Giorgia Meloni: sì ad azioni utili per l’Italia, no alle poltrone (e alle denigrazioni)

lunedì 8 febbraio 2021


Si chiama Giorgia. È una donna, è una madre ed è cristiana, come la leader di Fratelli d’Italia ha ricordato qualche tempo fa da un palco, facendo impazzire il web con l’ironico tormentone remixato che l’ha vista protagonista. Ma la Meloni è anche altro: per esempio coerente, oltre che ironica. La coerenza non è cosa di tutti oggigiorno, ma Fratelli d’Italia ne ha voluto fare caparbiamente una bandiera, scegliendo di rimanere all’opposizione del futuro Governo di Mario Draghi, senza per questo non apprezzarne l’autorevolezza o il venir meno al bene del Paese. La posizione è ben chiara e netta, dalle parti di FdI, non si vuole infondere alcun equivoco. In altri termini, non si intende apparire come coloro che non mantengono gli impegni presi con il proprio elettorato, entrando a far parte di una maggioranza con il M5S e il Partito Democratico, rei di aver dilapidato risorse in bonus inutili, portando l’Italia ad un punto di non ritorno.

Così la Giorgia nazionale, che fino a qualche anno fa rappresentava una percentuale ad una sola cifra (4 per cento) e oggi è assestata al 16 per cento, senza giri di parole ha subito fatto intendere la propria presenza costruttiva in Parlamento, per sostenere senza sé e senza ma qualsiasi iniziativa vantaggiosa per il bene dell’Italia, pur rinunciando a qualche poltrona ministeriale. Questo tipo di contributo richiede una logica di azione ben precisa del nuovo esecutivo, segnando un solco di discontinuità rispetto al passato, anche sull’emergenza sanitaria, puntando su ciò che il mondo finanziario, quello delle imprese, dei professionisti, dei lavoratori autonomi e non solo si aspettano. Cioè investimenti seri su di essi e non meri palliativi. La tattica posta in essere da Fratelli d’Italia è molto semplice: si radica nella convinzione che nello scenario attuale il centrodestra rappresenti la minoranza nelle rispettive aule di Camera e Senato. In sostanza costringere il Governo, dall’opposizione, a mediare ogniqualvolta si giungerà ad un tema che spaccherà la stipata maggioranza. Essere in tal modo, quindi, un punto di riferimento e di coagulo per tutte le parti che non si riconoscono in questa maggioranza. Riflettendoci, è pur logico che in Parlamento vi sia qualcuno che incarni il ruolo dell’opposizione, un fattore chiave che rappresenta solo un bene per la democrazia.

Questa distinzione la si può condividere o criticare sul piano politico, ma non autorizza chicchessia a giungere a considerazioni poco appropriate che rasentano delle forme di denigrazioni, come quelle che, ahimè, sono comparse in un articolo della Stampa. Si è trattato certamente di una caduta di stile, al quale ha dovuto correre subito ai ripari lo stesso direttore della testata, Massimo Giannini, scusandosi pubblicamente con Giorgia Meloni destinataria di tali bassezze che hanno coinvolto senza alcuna logica anche la piccola figlia. Se il buongiorno si vede dal mattino, questo non fa ben sperare, anzi fa ipotizzare quale potrebbe essere il clima nei giorni a seguire. In uno scenario così complesso e difficile della nostra nazione, in vista di tempi decisivi che segneranno il futuro di tutti noi, appare del tutto evidente evitare certi episodi. Spegnere immediatamente simili atteggiamenti è doveroso, non portano a nulla, ma solo a pregiudizi, a far aumentare le tensioni e a rendere infuocato il contesto, innescando quella misera sassaiola nei confronti di chi ha il pur legittimo diritto di pensarla in modo diverso. Si chiama per l’appunto democrazia.

La stessa Giorgia Meloni ha dichiarato di non avere pregiudizi nei confronti di Mario Draghi, pur non votando la fiducia, ma non per questo le è passato dalla mente di denigrarlo. Alle volte si dovrebbe trarre il dovuto insegnamento. La linea intrapresa da Fratelli d’Italia scaturisce dalla consapevolezza – dopo aver lanciato a tutto il centrodestra, senza successo, la proposta di andare verso l’astensione – di potersi tenere svincolati, liberi di valutare un programma, vedere la squadra e soprattutto gli obiettivi, sapere come ci si intende muovere. Se si presta la dovuta attenzione, sono le stesse cose che anche l’Unione europea chiede all’Italia per il Recovery plan circa i vari temi e le misure su come procedere. La Meloni altro non ha fatto che chiedere le stesse cose al futuro Governo. In fondo, nessuno di noi comprerebbe una scatola di cioccolatini solo perché attratti dalla confezione, senza conoscerne prima il sapore. Il sapore allo stato attuale è da considerarsi amaro, se non altro per un fattore, quello che la politica, di fatto, è stata commissariata per propria incapacità. La colpa di alcuni è ricaduta su tutti. Al momento una certezza, comunque, vi è: il tentativo Mario Draghi di uscire dall’impasse, per poi ridare la parola alla politica tra un anno, forse, nella speranza che questa abbia ancora voce.


di Alessandro Cicero