La crisi di Pulcinella

Nessuno sa esattamente come andrà a finire l’infinita crisi di governo scaturita dalla defezione del partitino di Matteo Renzi. Tuttavia, come ho avuto modo di scrivere su queste pagine, i peones del Parlamento, di cui gli scappati di casa a Cinque Stelle costituiscono la grande maggioranza, tenteranno anche di sdoppiarsi pur di tenere in vita una legislatura che non sembra avere più nulla da dire. Soprattutto dopo la gestione a dir poco catastrofica della pandemia, in cui registriamo i peggiori risultati in Europa, con la più alta flessione del Pil tra i Paesi più industrializzati, non credo proprio che l’elettorato italiano sia disposto a rinnovare la fiducia ai partiti responsabili di un tale disastro.

In questi ultimi mesi, nei quali l’unica ricetta per contenere gli effetti del Coronavirus è stata essenzialmente quella di tenerci agli arresti domiciliari, massacrando interi settori economici e paralizzando l’istruzione, abbiamo assistito ad un surreale scollamento tra le chiacchiere di Giuseppe Conte e soci e la realtà dei fatti. C’è stata una proliferazione inverosimile di provvedimenti demenziali, fondati su una sequela di decreti del presidente del Consiglio la cui decifrazione, data anche la loro smisurata lunghezza, appare più complessa rispetto a quella della famosa Stele di Rosetta. Così come inestricabile, almeno per noi comuni mortali, appare il labirinto di colori con cui, secondo i fenomeni al potere, dovremmo quotidianamente convivere. E mentre assistiamo impotenti al fallimento di migliaia di imprese, distrutte dalle restrizioni e dai contorti protocolli anti-Covid, si è perso tempo prezioso a discutere di banchi a rotelle, di chimeriche riaperture delle scuole, di ristori annunciati e che non arrivavano mai, di trasporti da potenziare sempre fermi al palo, di piani pandemici che nessuno ha mai visto in concreto ed altre simile supercazzole. Il tutto contornato da una impressionante sovraesposizione mediatica del premier Conte la quale, se nel periodo iniziale del terrore sanitario sembrava accrescerne il consenso, oggi risulta quanto mai controproducente, tanto per questo personaggio sbucato dal nulla che per la stessa maggioranza di governo.

E per quanto una grossa fetta di italiani sembra ancora terrorizzata dal Covid-19, dopo un così lungo periodo di promesse a vuoto, come quella di chiudere il Paese a novembre per farci passare un Natale sereno, e di balle spaziali sul sostegno all’economia (ancor oggi l’Inps conferma che oltre un milione di soggetti non hanno ancora preso la cassa integrazione), si ha la crescente sensazione che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini manderebbe volentieri a casa Conte, Rocco Casalino, Dario Franceschini, Roberto Speranza e tutta la combriccola di allegri compari giallorossi.

Aggiornato il 27 gennaio 2021 alle ore 09:54