Lorenzo Cesa: accusato per procura

Viene un certo scoramento nel leggere le affermazioni con cui il dottor Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, intervistato dai giornali, ha spiegato l’incriminazione per mafia di Lorenzo Cesa, fino a ieri segretario dell’Unione di Centro (Udc) ed oggi dimissionario. Egli, infatti, ha asserito che Cesa avrebbe partecipato a Roma, nel 2017, ad un pranzo presso un noto ristorante del centro, insieme a Francesco Talarico, segretario Udc in Calabria, assessore calabrese al Bilancio, Tommaso Brutto, consigliere comunale a Catanzaro e Antonio Gallo, imprenditore – come usa dire – “in odore di ‘ndrangheta”, che vuol dire tutto senza dire nulla. E precisa poi, incalzato dalle domande del giornalista, che Gallo, collettore della ‘ndrangheta calabrese, si rivolge a Talarico per organizzare attraverso lui il pranzo con Cesa per poi concludere, usando di un sillogismo alquanto spericolato, che siccome Talarico sapeva dello stigma mafioso di Gallo (premessa maggiore), essendo Cesa segretario del medesimo partito di Talarico (premessa minore), allora Cesa era certamente partecipe e mentore dei loschi affari correnti fra i due (conclusione). E siccome il giornalista non si mostra ancora convinto, giungendo ad obiettare che in ogni caso la Procura non dispone di nessuna intercettazione di Cesa – vale a dire di nessuna parola a lui con certezza ascrivibile – ma soltanto di dialoghi di terze persone che parlano di lui, come pure di altri, Gratteri si spazientisce: “E allora che facciamo, stiamo fermi e non chiediamo niente a nessuno? L’incontro con Cesa c’è stato, come posso non chiederne conto?” (Corriere della Sera del 22 gennaio 2021, pagina 2).

E così, tanto per chiederne conto, facciamo recapitare a Cesa un’accusa di associazione di stampo mafioso nel corso di un delicatissimo passaggio istituzionale, nel cui ambito Cesa e i suoi senatori, blanditi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, debbono decidere se restare dove sono oppure confluire in una nuova formazione politica allo scopo di dare sostegno al traballante governo: non proprio una cosa da nulla, insomma, derivando da tale scelta la sopravvivenza del governo nazionale. E che il sillogismo sopra indicato sia spericolato lo si nota prendendolo in esame, non solo dal punto di vista del coordinamento logico degli elementi che lo compongono fra premesse e conclusioni, ma anche dal punto di vista del contenuto specifico degli stessi. Infatti, a rigor di logica, dal fatto appurato che Gallo sia di matrice mafiosa e che Talarico sapesse di questa matrice, far derivare che lo sapesse anche Cesa è privo di conseguenzialità logica: sarebbe come dire che se io ho mal di testa e tu sai che io ho mal di testa, allora, necessariamente, anche un terzo con cui ci troviamo a pranzare è a conoscenza che io ho mal di testa. Conclusione, questa, evidentemente sbagliata dal punto di vista logico, in quanto il sapere del terzo circa il mio mal di testa non può mai essere una conseguenza necessitata dalle premesse: ciò va provato di volta in volta.

Ma quel sillogismo è sbagliato anche dal punto di vista contenutistico. Infatti, la conclusione di quel sillogismo non si limita ad affermare che Cesa sapesse della mafiosità di Gallo, ma fa qualcosa di più: afferma che Cesa si sia attivato per favorire Gallo nei suoi loschi interessi. Per restare all’esempio appena utilizzato, sarebbe come affermare che se io ho mal di testa e tu sai che io ho mal di testa, allora un terzo con cui ci troviamo a pranzare è andato necessariamente in farmacia a comprare un analgesico. Questa conclusione non è soltanto sbagliata dal punto di vista della conseguenzialità logica, ma lo è anche dal punto di vista contenutistico: infatti, la conclusione è disomogenea rispetto alle premesse, facendo riferimento non più ad un semplice sapere, ma ad un fare, ad un comportamento, che, in quanto tali, non sono derivabili necessariamente dal sapere. Da un certo punto di vista, potremmo dire che per un verso si tratta di un sillogismo sbagliato in senso grammaticale – con riferimento al coordinamento delle connessioni logiche – e, per altro verso, in senso semantico, con riferimento al significato delle proposizioni che lo compongono.

Siamo in presenza, dunque, di un modo di ragionare irrimediabilmente viziato, sembrando quasi che Cesa, in mancanza di un ragionamento plausibile, venga accusato come per procura, per effetto ulteriore e perplesso delle accuse mosse agli altri. Su questi vizi si edifica un procedimento penale che produce effetti spiazzanti sulla crisi di governo, sia per la maggioranza che per l’opposizione. Da qui lo scoramento.

Aggiornato il 26 gennaio 2021 alle ore 09:37