Paletta, secchiello e Governo balneare

Parliamo di futuro e per farlo non si può prescindere da quello che è stato. Il Governo di Giuseppe Conte, ottenuto un risicato voto solo tecnicamente favorevole al Senato, si appresta a tirare a campare. La fatidica soglia della maggioranza assoluta non era richiesta, ragion per cui, dopo aver sciorinato in Parlamento un elenco di cose da fare (e che non si faranno), il nostro premier per tutte le stagioni pensa di averla sfangata grazie alle sue mirabolanti supercazzole. Il personaggio è così, un narcisista innamorato a tal punto di sé stesso (e del potere) da non comprendere quali siano i suoi reali limiti. Bontà sua.

Adesso gongola perché si sente saldamente abbarbicato alla cadrega ministeriale, immemore del fatto che da oggi in poi inizierà una vita politica fatta di stenti. Le commissioni parlamentari, stanti i numeri flebili, subiranno una sorta di balcanizzazione rendendo di fatto bloccata l’azione di Governo. Inoltre, ogni qual volta si dovrà ricorre al voto di fiducia per approvare un qualsivoglia provvedimento, la maggioranza dovrà affidarsi a Clemente Mastella per sperare di non subire il fatidico sgambetto parlamentare. L’attuale Governo dovrà prendere la mira e controllare ogni giorno l’elenco dei malti nella speranza che non sbuchi (così come nel caso di Romano Prodi) un senatore Fernando Rossi, uno Stefano Cusumano o un Franco Turigliatto qualsiasi in grado di fargliela sotto il naso. Una vita impossibile, una prospettiva mediocre, “straccionismo” allo stato puro.

Come ben ricordava il senatore Pier Ferdinando Casini – fatta eccezione per il Governo di Giulio Andreotti del ’76 – nessun Governo minoritario in Parlamento ha mai avuto vita lunga nella storia della Repubblica. Il destino dei governi minoritari è sempre inesorabilmente segnato e l’agonia non è mai molto lunga. Ma il presidente con la pochette continua disinvoltamente a prendere tempo, così come se la situazione sanitaria, economica ed internazionale non fossero affar suo. L’attuale maggioranza ha deciso di giocare con secchiello e paletta al Governo balneare, incurante dei destini del Paese: il Conte bis era già debole politicamente con una maggioranza eterogenea che andava da Italia Viva, passando per Partito Democratico e Cinque Stelle, per poi finire con Liberi e Uguali. Come possa adesso tirare avanti esposto ai continui veti di gruppi raccogliticci di senatori, che passeranno quotidianamente all’incasso, è un mistero. Ma la natura umana è quella che è, ergo è perfettamente naturale che Giuseppe Conte si attacchi disperatamente a tutto per giunta sostenuto da una pattuglia di parlamentari che rabbrividisce al solo pensiero che la legislatura possa terminare riconsegnandoli alla nullafacenza, senza né arte né parte. Questa non è responsabilità ma legittima paura di dover tornare ai giardinetti a cazzeggiare con la comitiva. La qual cosa, lo ripetiamo, è anche comprensibile.

Ciò che non è affatto comprensibile riguarda l’atteggiamento del Quirinale. Ricordiamo che al principio di questa legislatura – al centrodestra che chiedeva la possibilità di formare un Governo, anche se teoricamente minoritario in Parlamento – il Colle rispose che Matteo Salvini e soci potevano tranquillamente accantonare una simile sciocchezza, perché il capo dello Stato non gradiva Esecutivi deboli soprattutto alla luce delle fibrillazioni economiche ed internazionali in atto. Adesso che a queste ultime si è aggiunta anche la pandemia, è del tutto inspiegabile come il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, possa tollerare ciò che proibì severamente ad altri solo pochi mesi orsono. Se non avessimo il massimo rispetto e la massima stima per il presidente della Repubblica, penseremmo che l’arbitro non sia equanime, che il sommo custode della Costituzione interpreti la Carta fondamentale a seconda dell’interlocutore, lasciando il Paese ad una sorta di autogestione non proprio democratica. Ma siamo certi che il capo dello Stato, nella sua saggezza, batterà un colpo elevandosi rispetto a simili meschini giochi di parte. Perché non è pensabile che si arrivi al semestre bianco con un Governo traballante, momento in cui una eventuale deflagrazione dell’Esecutivo sarebbe una pericolosa sciagura.

 

Aggiornato il 21 gennaio 2021 alle ore 11:07