Gli scienziati sanno cosa sia la scienza?

Rispondo alla domanda del titolo in senso risolutamente negativo: gli scienziati non sanno cosa sia la scienza. Non tutti ovviamente: non coloro che sappiano problematizzare in modo radicale il proprio oggetto d’indagine, ma sono purtroppo pochi e oggi sembrano latitare. Non a caso, Martin Heidegger, interrogandosi su cosa significhi pensare, aveva già notato che “la scienza non pensa”: affermazione per molti scandalosa, ma dotata di una sua innegabile verità. In che senso la scienza “non pensa”? Nel senso che normalmente la scienza, o meglio gli scienziati che la fondano e che la diffondono, si limitano a preoccuparsi della metodologia più adatta e funzionale allo scopo di dar corso alle misurazioni loro necessarie, ma evitano accuratamente di chiedersi quale mai possa essere il “senso” vero e profondo del loro operare, specialmente se collocato nell’orizzonte complessivo della esistenza umana. Questa domanda non se la pongono, anche perché ormai asserviti alla tecnologia più raffinata che, di fatto, assorbe tutte le loro pretese e attese.

Ciò spiega per esempio il fatto, in sé sconcertante, che i medici oggi di solito, irretiti dalla logica spietata dei protocolli terapeutici già confezionati e non questionabili da nessuno, sotto pena di scomunica dalla Comunità scientifica, preoccupati di esorcizzare la malattia semplicemente dimenticano il malato, cioè l’essere umano che della malattia è vittima e portatore. Questi medici – e oggi sono purtroppo tanti – hanno messo tra parentesi la clinica (esame oggettivo del paziente, semeiotica, anamnesi individuale e familiare), per consegnarsi anima e corpo agli esami strumentali, da incasellare all’interno di protocolli terapeutici già pronti all’uso. In tal modo costoro – lo sappiano o no – si condannano ad operare nel regno della pura astrazione perché, disinteressandosi del tutto del paziente, si occupano soltanto della malattia. Dimenticano la concretezza dell’essere umano che hanno davanti, per perdersi nell’astrazione di un formulario precostituito. Per questo, i pazienti sono a rischio: perché, pur nel rispetto rigoroso delle regole dei protocolli, nessuno si cura di loro, essendosi i medici fissati nel dover guarire dalla malattia (obiettivo a volte irrealizzabile) invece di prendersi cura dell’essere umano (obiettivo sempre e comunque conseguibile). La guarigione come scopo assoluto e indiscutibile ha preso il posto della cura del paziente, con esiti nefandi che richiamano alla mente un celebre aforisma con cui Paul Valéry stigmatizzava il ruolo dei cosiddetti “esperti”: questi sono coloro che sbagliano, ma “secondo le regole”.

Ulteriore prova che gli scienziati poco sanno della scienza viene da alcune dichiarazioni fatte negli ultimi tempi da diversi virologi e infettivologi i quali, presenti in ogni ora del giorno e della notte presso le emittenti televisive, a volte, pressati da domande alle quali non sanno rispondere, chiedono ai telespettatori – incredibilmente – di “aver fede nella scienza”. Si tratta, come è facile capire, di una sesquipedale sciocchezza, in quanto il territorio della fede non è certamente quello della scienza, tutt’altro. Torna allora utile ricordare qui una riflessione dovuta a Karl Jaspers, quando si chiedeva chi dei due avesse fatto bene: Galileo Galilei, il quale di fronte al Tribunale che lo inquisiva preferì abiurare, evitando ogni ulteriore complicazione e morendo nel proprio letto oppure Giordano Bruno, il quale di fronte ai suoi temibili giudici preferì esser bruciato sul rogo di Campo de’ Fiori, pur di non rinnegare le proprie idee? Jaspers risponde che avevano fatto entrambi bene, ciascuno dalla propria prospettiva. Galileo perché, comprendendo assai bene che la verità di cui lui si era fatto portatore era una verità scientifica e perciò oggettiva e che non c’entrava nulla con la fede, giustamente ritenne inutile e assurdo morire per affermarla. Tanto, in ogni caso, essa si sarebbe fatta strada da sola, come poi in effetti accadde; Bruno, invece, perché comprendendo assai bene che la verità di cui lui si era fatto portatore era una verità filosofica e perciò del tutto personale, assai prossima alla fede, ritenne giustamente necessario morire per testimoniarla. Senza il rogo, Bruno non sarebbe entrato nei libri di Storia della filosofia, ma sarebbe stato dimenticato, seppellito dal tempo.

Alla luce di questi esempi, si capisce subito la assurdità di ciò che virologi ed infettivologi chiedono, quando chiedono di aver fede nella loro scienza. Come se Galileo avesse implorato al cardinale Roberto Bellarmino di esser creduto sulla parola, per fiducia. Bellarmino – notoriamente dotato di straordinaria intelligenza – si sarebbe fatto una risata e lo avrebbe subito congedato, senza prenderlo sul serio. Nulla di più antiscientifico, di più vistosamente anti-galileiano. Essi dovrebbero avere il coraggio, tipico dell’uomo di scienza, di dire pubblicamente che molte cose di questi vaccini che stanno praticando non le conoscono ancora. Per esempio, la durata della copertura vaccinale (due mesi? Sei mesi? Un anno?); se i vaccinati siano o non siano contagiosi (sì o no? O quando sì e quando no?); se esistono, e di che tipo, effetti secondari e di quale gravità. E non le conoscono perché la sperimentazione non è stata eseguita in modo completo nei tempi necessari: la sperimentazione sarà eseguita su quanti di noi saranno vaccinati. Se infettivologi e virologi fossero scienziati capaci di capire cosa la scienza sia – come lo era Galileo – non avrebbero problemi a confessare la loro ignoranza, perché la patente di scienziato si conquista non certo chiedendo di esser creduti per fede, ma dicendo con la dovuta umiltà la verità oggettiva. E cioè che quelle risposte essi non sono ancora in grado di fornirle. Forse lo saranno fra un paio d’anni, ma oggi no. Sicché, se questi signori che ad ogni momento affollano gli schermi televisivi non sanno cosa la scienza davvero sia e non godono di alcuna credibilità, perché tacciono verità oggettive ed evidenti, perché dar loro fiducia?

Aggiornato il 19 gennaio 2021 alle ore 09:44