Il “Taccuino” (video): la crisi di governo

Inizia oggi “Il Taccuino”, video rubrica giornaliera de “L’Opinione” da me curata e ideata con Andrea Mancia e Stefano Cece. Conterrà “pillole” video che seguiranno lo svolgimento della crisi di Governo, per mettere a fuoco gli accadimenti più rilevanti, e, almeno nelle intenzioni, per suggerire chiavi ragionate di lettura.

Ogni video sarà accompagnato da poche righe introduttive dei temi sviluppati nei video stessi. E così, oggi, si parlerà di Matteo Renzi e Giuseppe Conte, i due principali protagonisti politici di questi giorni. Il primo, che ha ripreso in mano gli attrezzi del rottamatore e che ora intende esercitare il “potere” che gli discende dalla schiera dei parlamentari del suo partito; il secondo, che ha indossato l’elmetto del rottamato e che non sembra voler scendere in nessun modo dallo scranno di Palazzo Chigi, forte dell’appoggio incondizionato del Movimento 5 Stelle e degli ortodossi del Partito Democratico e della sinistra radicale.

Le questioni che ora si pongono sono queste. La prima: Conte salirà al Quirinale per dimettersi o andrà in Parlamento per cercare nuovi sostenitori? La seconda: se sceglierà la strada maestra delle dimissioni, un nuovo governo potrà essere guidato nuovamente da lui, come vuole Beppe Grillo, oppure sarà individuato un diverso nocchiere? La terza: il nuovo nocchiere guiderà una maggioranza con lo stesso perimetro politico dell’attuale o con un perimetro più ampio e un diretto coinvolgimento dell’opposizione? La quarta: una maggioranza allargata porterà il Paese al voto a fine primavera di quest’anno o nella primavera del 2022, ossia dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato? E da ultimo, cosa farà l’attuale inquilino del Quirinale?

Sono domande che s’intersecano e dalle risposte difficili, che proveremo a ricercare giorno dopo giorno, seguendo gli eventi e i protagonisti. In gioco non c’è tanto o soltanto la composizione di una nuova maggioranza o il ricorso alle urne. In gioco c’è il rispetto dell’ordinario fluire delle regole democratiche, ci sono le libertà e la salvaguardia della sovranità, che non sono orpelli da chiudere in naftalina o da seppellire sotto la coltre oleosa del populismo, ma elementi vitali di una “società aperta”, per riprendere Henri Bergson e Karl Popper, quella nella quale crediamo fermamente e per la tutela della quale vigileremo.

Con l’augurio di una buona visione.

Aggiornato il 14 gennaio 2021 alle ore 12:42