Il garantismo, la vicenda Del Turco e il silenzio del Pd

Secondo il nostro indimenticabile Arturo Diaconale, il garantismo era (ed è) un dettato, un principio, la linea guida non soltanto dell’Opinione ma di qualsiasi uomo libero che, secondo il pensiero di Benjamin Constant, più volte ricordato da Arturo, deve essere tutelato sul piano costituzionale, nei diritti fondamentali dell’individuo: libertà personale, libertà di stampa, libertà religiosa. E, dunque, libertà di difendersi. Questa libertà è negata ad Ottaviano Del Turco, già condannato da una sentenza molto più che discutibile in base alla quale una commissione del Senato (dove era la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati?) gli ha bloccato il vitalizio, cioè la possibilità di pagare costose cure. Ma la condanna più crudele dei divieti impostogli dal Senato è quella della libertà, del diritto di difendersi, di replicare, di contestare a causa del gravissimo male che gli ha tolto la parola e non solo. Dunque, il trionfo del giustizialismo in salsa senatoriale nei confronti di un protagonista della politica, dal sindacato con Luciano Lama al Partito Socialista con Bettino Craxi negli anni del default, dalle responsabilità ministeriali a quelle senatoriale con la presidenza della commissione Antimafia contro l’abuso dei pentiti e una certa modalità disinvolta di applicare la giustizia. Fu anche europarlamentare e, infine, presidente della Regione Abruzzo.

Come si dice: dall’Olimpo del sindacato alla infamia delle manette, un percorso alla rovescia infine schiacciato e incupito dalla persecuzione, dall’isolamento, dalla offesa. Ciò che più deve averlo addolorato, ma non sorprende noi, è il silenzio assordante del suo partito, quel Partito Democratico che non ha trovato il tempo di una dichiarazione, di una parola, di un commento, schiacciato anche lui sulla casta giudiziaria e bloccato dalla paura dell’unico potere e partito über alles che, a quanto pare, lo ha ammutolito, forse perché timoroso delle reazioni dell’alleato pentastellato la cui ideologia, l’unica che possiede, è improntata al più convinto e feroce giustizialismo. Verso gli altri, si capisce. Nessuna pietas, nemmeno la sua ombra.

La vicenda di Ottaviano Del Turco si iscrive nell’album vecchio e sempre nuovo dei casi giudiziari ma il suo è tanto più crudelmente emblematico quanto più ingiustamente perseguito perché da quel lontano 2008, quando con infaticabile lena il circo mediatico giudiziario suonò la grancassa di una condanna anticipata, Del Turco (del quale abbiamo sempre creduto la estraneità ai fatti imputatigli) è diventato un uomo isolato, ignorato dal suo partito, ferito nei suoi sentimenti più intimi, escluso da quella politica attiva che ha rappresentato per decenni la sua ragion di vita. Ed ora il colpo finale alla Fabrizio Maramaldo: la privazione di un vitalizio per consentire ad un malato di tumore, di Alzheimer e di Parkinson di farsi curare dai suoi familiari, gli unici che gli sono stati e sono al suo fianco. Che dire…pietà l’è morta.

Aggiornato il 10 dicembre 2020 alle ore 13:17