Nota a margine

La conversione di Salvini

Dunque, i rumori della stampa dicono che il senatore Matteo Salvini, il politico che ha tratto fuori dal localismo indipendentistico la Lega facendone il primo partito nazionale, stia per scoprire il liberalismo come Newton la gravitazione universale.

Anziché una mela, gli è caduta in testa una pera. Il grande scienziato, per neuroni, disposizione, conoscenze, era pronto all’illuminante shock. La domanda perciò è se il paragone debba fermarsi alla frutta oppure siano possibili altre analogie, senza tuttavia spingere la similitudine oltre il consentito dal “si parva licet”.

I fatti stanno così. Il liberalismo non è un farmaco che uno possa iniettarsi per guarire all’istante da certi mali ideologici. Non è l’endovena che risolve immediatamente un precario quadro politico. Il liberalismo è la dottrina del costituzionalismo e dell’economia concorrenziale, dell’individualismo e della cooperazione volontaria, dei limiti e della divisione dei poteri. È profonda e complessa. E, sebbene naturale, non così evidente quanto afferma Thomas Jefferson.

Liberali si diventa in due modi: per nascita, perché dotati dalla natura da un’anima ben nata, “naturaliter” liberale; oppure per acquisizione, attraverso prove ed errori vagliati da onesta ragione. Il primo modo è in sostanza un colpo d’immeritata fortuna; il secondo, un’avventura culturale ed umana.

A quanto dicono le sue biografie, il senatore Salvini liberale non lo nacque. Anzi, pare che da giovane avesse confuse pulsioni comunisteggianti. Poi assorbì le scarne pulsioni liberaleggianti della Lega primigenia. Infine sposò anche tesi illiberali, che gli guadagnarono consensi, perché vellicavano istinti non commendevoli di elettori ineducati alla “libertà dei liberali”. Fino al madornale errore politico di portare al governo il grillismo, la quintessenza di tutto ciò che il liberalismo disdegna. Per dare prova incontrovertibile del nuovo corso, il senatore Salvini non deve somigliare neppure lontanamente a Paolo sulla via di Damasco. L’improvvisa conversione ad “U” apparirebbe sospetta e inverosimile. I fatti concludenti, no.

Aggiornato il 20 ottobre 2020 alle ore 09:29