L’uso politico della mascherina

In un interessante video registrato questa estate realizzato dall’economista Michele Boldrin, il virologo Guido Silvestri ha sostenuto che nessuno studio era riuscito a dimostrare l’efficacia dell’uso massivo della mascherina nel contenere il contagio del coronavirus. Tanto è vero che Paesi, ad esempio la Svezia, i quali non ne hanno obbligato l’uso o che l’hanno imposta in modo estremamente limitato, vedi l’Olanda, attualmente vantano risultati migliori dei nostri sul piano della mortalità per milione di abitanti.

Eppure, in Italia la stessa mascherina sembra divenuta una sorta di feticcio intoccabile. Non c’è talk-show o telegiornale in cui non venga sostenuta l’esigenza improcrastinabile di utilizzarla in ogni luogo chiuso che non sia la propria abitazione, sebbene il genetista Andrea Crisanti, punta di diamante degli scienziati catastrofisti, a suo tempo consigliava di mettersi la mascherina anche all’interno delle mura di casa.

Ma in questi giorni alcune regioni italiane, tra cui il Lazio e la Campania, quest’ultime governate da due personaggi di sinistra, hanno imposto l’obbligo anche all’aperto in ogni luogo e nell’arco delle 24 ore. Tutto questo, si badi bene, per qualche centinaio di nuovi contagi rilevati; contagi che nella stragrande maggioranza dei casi nulla hanno a che vedere con la malattia. Ciononostante due noti campioni della democrazia del calibro di Nicola Zingaretti e Vincenzo De Luca non si sono fatti alcuno scrupolo nel varare una misura che molto poco ha di scientifico, ma che invece somiglia maledettamente ad un surrettizio tentativo di assoggettamento di massa, al pari di alcuni sinistri regimi d’antan, i quali imponevano forme coatte di omologazione attraverso abiti e divise di una medesima foggia e di uno stesso colore.

In tal senso pare che l’avvocato del popolo, l’ineffabile premier Giuseppe Conte, stia valutando l’opportunità di estendere a tutto il Paese questa intollerabile scemenza liberticida, anche considerando il bassissimo rischio di contagio che, come dimostrano i principali studi a riguardo, si corre nei contatti all’aria aperta.

A questo proposito mi sembra doveroso citare proprio l’esempio dell’Olanda, anch’essa alle prese col previsto aumento autunnale dei contagi. Pensate che il primo ministro Mark Rutte, nel caso di far indossare ai cittadini le mascherine anche nei negozi – perché di questo si parla nel Paese dei tulipani – si è limitato ad invitare gli stessi cittadini a farlo, in quanto le leggi di questa nazione ne impediscono l’obbligo. Da noi invece, in cui basta qualche centinaio di nuovi “casi” per farci mettere il bavaglio anche per una semplice passeggiata all’aria aperta, Costituzione e leggi ordinarie vengono tranquillamente eluse da uno stato d’emergenza senza emergenza nella contentezza quasi generale.

Qualcuno a questo punto potrebbe nutrire il sospetto che nell’uso così coercitivo della mascherina via sia uno scopo non dichiarato di natura politica. Sospetto che per me non esiste affatto. A mio avviso obbligare le persone a respirare la propria anidride carbonica anche all’aperto e per tutto il tempo non può che rispondere ad una logica di natura politica. L’intento è quello di imporre un trattamento sanitario obbligatorio, perché di questo si tratta, all’intera popolazione, utilizzando la mascherina come un puro e semplice strumento politico di asservimento di massa.

La strada verso l’inferno di una feroce dittatura sanitaria è naturalmente lastricata delle migliori intenzioni. L’unica risposta possibile che i cittadini possono dare è quella di una resistenza ferma ma civile. Non arrendiamoci!

Aggiornato il 06 ottobre 2020 alle ore 10:07