Una vera epidemia che ha distrutto i contenuti strategici

venerdì 18 settembre 2020


In questo ultimo periodo stiamo verificando il crollo dei contenuti di qualità, non dico delle ideologie ma quello dei contenuti di qualità che i partiti, i movimenti, gli schieramenti politici dovrebbero possedere ma che purtroppo non possiedono più. Abbiamo assistito a delle maggioranze di Governo legate alla convenienza di alcuni schieramenti a gestire il potere indipendentemente dal consenso elettorale ricevuto (vedi governo Conte 1) o legate alla necessità di evitare la vittoria di un’altra compagine (vedi governo Conte 2). Se entriamo però all’interno dei contenuti strategici degli attuali schieramenti rimaniamo sconcertati e davvero preoccupati della loro incapacità.

Comincio dal Partito democratico, un partito che è stato sempre convito della infrastrutturazione organica del Paese ed ha condiviso in più occasioni le scelte finalizzate alla realizzazione delle opere strategiche, mi riferisco a tale proposito a ministri come Pier Luigi Bersani, come Enrico Letta o a presidenti del Consiglio come Massimo D’Alema o come Romano Prodi; poi è arrivato Graziano Delrio che da sindaco di Reggio Emilia era stato grande assertore delle infrastrutture e poi da ministro ha praticamente bloccato l’avanzamento delle opere previste dal Programma delle Infrastrutture strategiche della Legge Obiettivo; solo dopo abbiamo capito che una simile scelta rispondeva ad una precisa esigenza dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi che per garantire le coperture finanziarie relative alla erogazione dei famosi “80 euro per i salari bassi” aveva praticamente bloccato tutte le risorse disponibili destinate alle infrastrutture; in realtà 10 miliardi di euro l’anno vengono praticamente non più assegnati per realizzare interventi già definiti e questo blocco purtroppo dura ormai da quasi sei anni. Tutto questo ormai è storia, oggi invece la grande occasione, quella legata al Recovery Plan, ha messo chiaramente in evidenza il vuoto di contenuti del Partito: è emerso in realtà che ministri come Boccia, come Provenzano, come Amendola, come Paola De Micheli non hanno capito che prima di licenziare documenti come il Piano del Sud o le Linee Guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza era necessario effettuare una attenta autocritica sull’approccio pianificatorio che aveva caratterizzato, negli ultimi cinque anni, l’intero Partito democratico evitando, in particolare, di inseguire logiche estranee alla propria caratterizzazione storica solo per recuperare un consenso elettorale regalato al Movimento 5 stelle.

Passo ora al Movimento 5 stelle e devo ammettere che mentre analizzando il partito Democratico si rimane delusi e meravigliati dell’assenza di contenuti in quanto una volta il partito li possedeva, nel caso del Movimento 5 stelle questo sconcerto, questa meraviglia non esiste perché, in realtà mai, ribadisco mai, il Movimento ha posseduto dei contenuti strategici. Non li ha avuti e questo emerge anche dalla sistematicità con cui per il Movimento la schizofrenia comportamentale è sempre stata una caratteristica di base: No Tav, Sì Tav: No Tap, Sì Tap, No Ilva, Sì Ilva. Tuttavia supponiamo, per un attimo, di analizzare in modo meno prevenuto i possibili contenuti strategici del Movimento e scopriamo subito che:

Preferiscono utilizzare le risorse in conto esercizio e non in conto capitale, preferiscono cioè elargire risorse per il “reddito di cittadinanza” perché convinti che in tal modo è più facile ed immediato ottenere consenso. Preferiscono la piattaforma Rousseau al Parlamento, cioè non credono che la nostra sia una Repubblica parlamentare e quindi non credono assolutamente nel ruolo del Parlamento; in proposito è sufficiente un dato: durante la loro esperienza di Governo sono stati approvati solo Decreti Legge con il ricorso al “maxi emendamento”, cioè senza dare ruolo e funzione al dibattito parlamentare. Non dispongono di alcuna visione strategica perché non perseguono programmi di ampio respiro, perché sanno, o almeno sapevano, che ognuno dei membri eletti ha un arco temporale limitato (solo due mandati) e, quindi, ogni proposta inizia e muore senza produrre storia. Sono nati e cresciuti diventando presto portatori di un enorme consenso legato essenzialmente ad una esplosione dell’elettorato nei confronti di una gestione della cosa pubblica priva di adeguate azioni strategiche.

Ora però non possiamo solo leggere ed interpretare questa assenza di contenuti di qualità da parte dei due partiti chiave della attuale compagine di Governo, non lo possiamo in un momento in cui dobbiamo presentare alla Unione europea delle proposte organiche capaci di riaccendere la crescita. Ed allora nasce spontaneo chiedersi perché non ci svegliamo e cerchiamo i contenuti strategici persi; questa giusta esigenza non deve essere interpretata come un atto nostalgico; infatti non cerchiamo il passato ma cerchiamo un nostro Dna che fino a pochi anni fa era ricco di contenuti. Ripeto non è un atto nostalgico specialmente in un momento in cui abbiamo riscoperto l’Unione europea e abbiamo constatato, ancora una volta, ciò che il commissario Van Miert ripeteva spesso: “la Unione europea è simile ad un treno lento che però non si ferma mai”. Negli ultimi anni in realtà l’Unione europea sembrava quasi dormiente, sembrava solo una sede fisica senza ruoli; abbiamo scoperto, invece, che esisteva e che esiste ed i suoi contenuti strategici sono forse lenti ma a differenza dei nostri esistono.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza