Perché siamo caduti così in basso

martedì 15 settembre 2020


Evitiamo di invocare Piani e Strategie del passato, evitiamo di ricorrere ad esempi che avevano altre finalità, mi riferisco al Piano Marshall nato essenzialmente per ricostruire il Paese dopo la seconda guerra mondale, nato in realtà per ricostruirlo fisicamente; oggi le risorse finanziarie, quelle che arriveranno dalla Unione europea, dovrebbero servire per ricostruire qualcosa che da quasi trenta anni è in eterna crisi e cioè la nostra economia, il nostro assetto socio economico. Mesi fa, proprio in un mio blog, ricordai che è facile ricostruire, è facile realizzare oggetti, infrastrutture mentre è molto più difficile reinventare le condizioni utili per generare la crescita specialmente quando la fauna politica, la fauna che ricopre ruoli istituzionali non è più quella che avevamo negli anni della ricostruzione. Oggi, purtroppo e non è il mio un atto nostalgico, stiamo vivendo una grave crisi generazionale, una crisi proprio di quella che era una della caratteristiche positive della nostra società e cioè la “qualità e la coscienza politica”. Chiarita la peculiarità del momento storico non posso non ricordare che è davvero grave e, addirittura, sconfortante leggere il documento presentato il 9 settembre scorso presso il Comitato Interministeriale per gli Affari europei. Mi riferisco alle “Linee guida del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza”. Ho avuto già modo di esporre attraverso la stampa le mie critiche al documento ed in particolare ho precisato che tali Linee guida peccano di almeno quattro negatività:

  1. La ingenuità delle analisi e delle proposte; è davvero strano e preoccupante che si producano delle analisi così devastanti ed oggettive del contesto e si formulino delle proposte che hanno un solo comune denominatore: la banale soluzione delle stesse;
  2. La gratuita e banale elencazione degli impegni e della buona volontà a garantirne l’attuazione senza chiarire gli itinerari e gli strumenti necessari per traguardare la concreta attuazione in un arco temporale preciso;
  3. La paura o la incapacità di utilizzare riferimenti e finalità meno generiche come, solo a titolo di esempio, l’annullamento di tre iniziative fallimentari come gli 80 euro per il supporto ai salari bassi, il reddito di cittadinanza ed il quota 100, cioè come evitare una perdita annuale di circa 12 miliardi di euro;
  4. L’assenza della più grande emergenza tra l’altro denunciata dai Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) e posseduta da determinate aree del Paese e tra queste in modo particolare quelle del Mezzogiorno (è gratuito e ridicolo invocare solo l’articolo 117 della Costituzione).

Penso che il documento da solo denunci la sua mediocrità e sono sicuro che tutti coloro che lo leggeranno si meraviglieranno che possa essere stato prodotto da addetti esperti nei processi di pianificazione, invece sono molto preoccupato che la Unione Europea esamini un simile documento; infatti per noi italiani ormai è diventata una abitudine quella delle promesse, quella degli annunci, anche di quelli banali come la data di presentazione del Recovery Plan alla Commissione della Unione Europea; a tale proposito, solo per semplice informazione, riporto le varie anticipazioni del Presidente del Consiglio Conte:

Anche questi comportamenti fanno crollare la credibilità del Paese nei confronti delle istituzioni comunitarie.  Ma tornando alle Linee guida penso sia utile leggere i criteri di valutazione dei progetti relativi alle infrastrutture per la mobilità che riporto di seguito:

Appare evidente leggendo attentamente i Criteri di Valutazione negativi che, come da me più volte anticipato in precedenti blog, i possibili progetti di infrastrutturazione del Mezzogiorno sono pochissimi, forse non superano i 4 miliardi di euro soprattutto se si tiene conto che si è deciso di non dare attuazione all’unica opera pronta come il collegamento stabile tra la Sicilia ed il Continente. Solo per chiarezza è sufficiente ricercare tra la serie di progetti presenti nel Programma Italia Veloce della ministra Paola De Micheli quali siano le proposte che rispondano ai seguenti due vincoli:

A parte il vuoto completo di interventi nel Sud del Paese questi criteri rispondono ad una chiara logica quella del “tasso di ritorno economico”, dell’“impatto duraturo sul Pil”, cioè di indicatori tipici di quella pseudo analisi costi benefici invocata dal Movimento 5 Stelle e dal professor Marco Ponti per bocciare opere come il tunnel ferroviario Torino-Lione, gli assi ferroviari AV/AC Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi), l’asse ferroviario AV/AC Brescia-Verona-Vicenza-Padova. La ho definita “pseudo analisi” perché intrisa di una chiara pregiudiziale negativa a tutto ciò che reinventa in termini infrastrutturali un Paese privo di determinate reti, di determinati collegamenti ed il cui ritorno economico non può ottenersi in un arco temporale limitato.

Questa assenza di qualità programmatica, queste discutibili pregiudiziali selettive, devo essere sincero, mi mortificano perché ancora una volta scopriamo che è venuta meno una dote chiave che il Paese possedeva: la professionalità delle istituzioni. Con questo documento l’attuale compagine di Governo ha raggiunto una soglia patologica che temo diventi irreversibile; spero che le Regioni del Mezzogiorno, il Sindacato e la Confindustria producano immediatamente un documento capace di ridimensionare questa cattiva immagine che il Paese sta dando di se alla Unione Europea.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

 


di Ercole Incalza (*)