Tutti i conti senza l’oste

Che fosse un governo abborracciato, di seconde file si sapeva, ma che potesse riuscire a imbambolare così tante persone solo per farle stare buone, francamente no, certo tra qualche giorno gli italiani avranno la matita del riscatto, sia per le amministrative sia per votare No al referendum, dunque speriamo che le dimostrazioni d’ignoranza servano a illuminare la coscienza. Sull’incapacità potremmo fare un elenco sterminato di sciocchezze a partire dalla Finanziaria scorsa per arrivare al maledetto Covid-19 che ha messo in luce la gravità politica e istituzionale di aver consegnato il Paese alla maggioranza più ipocrita e dannosa che potesse esserci. Dagli aperitivi sui navigli, alle rassicurazioni che in Italia il Covid non era un’emergenza, dal caos sulle chiusure alle autocertificazioni, dalla farsa sulle mascherine a quella dei ventilatori, dalla nomina di commissari per caso a quella delle task force, dagli show televisivi a quelli di Villa Pamphilj, dai Dpcm sconclusionati ai cento miliardi bruciati, una sequela di sbagli sulla pelle dei cittadini. Eppure il premier ancora l’altro giorno nell’intervista sul Foglio ha confermato che tornasse indietro rifarebbe uguale, risposta disarmante per gente normale, perché solo a ripassare le promesse, gli annunci, gli impegni e gli appelli, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Tanto è vero che l’Italia in quest’ anno anziché un modello per il mondo come ha detto Giuseppe Conte è stata quella che è sprofondata di più in Europa, più di tutti è finita nel caos per le riaperture a partire dalla scuola, che è in ritardo di proposte nella Ue, che più dei partner ha sprecato miliardi senza risultati visto che gli indicatori prevedono una discesa del Pil in doppia cifra. Ecco perché viene la pelle d’oca a sentire i ministri che parlano di ripresa forte oltre le attese solo per il motivo che quel minimo di riapertura delle attività, rispetto allo zero ha generato fatturato, come a dire che nel buio assoluto pure un cerino sembra un falò, roba elementare in economia.

Elementare perché per parlare di ripresa robusta in corso servirebbe ben altro che un flash sporadico e stagionale, tanto è vero che da Confindustria a tutte le associazioni di categoria, c’è una rabbia e un malcontento da pazzia, visto che i provvedimenti presi non hanno dato frutto rispetto ai soldi spesi. Non solo non si è capito cosa fare e come indirizzare le risorse per sostenere e stimolare la riapertura delle attività produttive ridotte al lumicino dal lockdown, ma il governo quando parla di fine d’anno molto positiva e di un inizio del 21 buono, conferma l’ignoranza e l’incoscienza letterale dei problemi in corso. Per farla breve, i professori Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri hanno mica pensato a ciò che può accadere alla stagione invernale visto che quella estiva è andata? Hanno pensato a cosa può succedere al turismo invernale e a tutto ciò che gli gira attorno se dovessimo arrivare a dicembre in questo stato o peggio? Parliamo di limitazioni, mascherine, distanziamenti, per non parlare della seconda ondata di Covid con la quale ci hanno ossessionato? Cosa succederà al Pil potenziale se la stagione invernale subirà le stesse costrizioni di quella estiva? Perché sia chiaro il Covid è esploso nel lockdown a metà marzo quando le stazioni turistiche invernali, gli impianti, lo sci, la neve, le settimane bianche e le feste di natale erano passate indenni senza sottrazioni di presenze e fatturato. Pensate voi l’Italia di montagna, piena di posti spettacolari e famosi nel mondo per attrezzature e bellezze naturali e non solo sulle alpi da ovest ad est, ma sugli appennini dal nord al sud e perfino all’Etna siciliano, che succederà per gli sciatori, i turisti invernali, sulle piste e le strutture? Come funzioneranno le funivie, le seggiovie e gli skylift per i distanziamenti, le mascherine per le file e gli assembramenti? Come andranno avanti gli impianti sportivi invernali con i Dpcm? Quanti turisti invernali partiranno e cosa dovranno fare i gestori e i proprietari delle strutture?

Guardate parliamo di una stagione che inizia ai primi di dicembre con la consueta apertura degli impianti e finisce a marzo più o meno, 4 mesi di Pil a manetta che rischia la disdetta, negozi, alberghi, baite, ristoranti, strutture di risalita, per non parlare dell’indotto dagli affitti ai trasporti fino ai campeggi attrezzati per l’inverno e per la neve. Che succederà a questo mondo produttivo a contatto con le regole Covid attuali, sempreché non vada peggio perché il governo ha sempre annunciato che l’ondata di ritorno nell’autunno inverno è praticamente scontata. Questo governo di scienziati, di commissari Nobel di tutto, di salvatori della patria, quando annuncia una ripresa sorprendente per la fine d’anno e un inizio altrettanto brillante ha pensato oppure meno a ciò che abbiamo scritto? Ebbene vi diciamo che secondo noi non ci ha pensato nemmeno per idea, perché chi nasce mela non può morire pera, chi non è capace ab origine non diventa bravo in corso d’opera e il buongiorno si vede dal mattino, inutile sperare che il popolo italiano sia così cretino. La verità è che il Pil sprofonderà in doppia cifra e che se tanto ci dà tanto da dicembre a marzo la stagione invernale subirà un bagno infernale, a meno che non cessino del tutto le regole e i provvedimenti Covid, cosa piuttosto improbabile visti gli annunci in corso sui prossimi mesi. Cari amici è questo il governo che ci hanno imposto impedendo il voto a settembre scorso, però questo settembre invece voteremo, tra qualche giorno lo faremo, per carità non lo sprechiamo.

Aggiornato il 11 settembre 2020 alle ore 10:21