La “Farsa del Ponte”: atto unico

Spesso mi chiedo cosa diranno di noi i cittadini degli altri Paesi della Unione europea e forse i cittadini dell’intero pianeta leggendo la elevata schizofrenia che alberga in coloro che gestiscono attualmente la cosa pubblica del nostro Paese. Cosa dicono di questo kafkiano fenomeno che, con un ritmo quasi quinquennale, affronta il tema della costruzione di un collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Ultimamente, però, la schizofrenia ha superato ogni previsione, ogni limite. Cerco di ripetere in modo sintetico, senza riportare dettagliatamente le dichiarazioni dei vari attori che in questo ultimo mese hanno interpretato la “Farsa del Ponte”.

Comincio con il Presidente del Consiglio, che durante i lavori dei cosiddetti “Stati generali” aveva detto espressamente che “non aveva nessuna pregiudiziale a riprendere il progetto di un collegamento stabile tra l’isola ed il continente”.

Poi il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, nel suo ruolo di rappresentante del Partito Democratico all’interno della compagine di Governo, precisò in più occasioni che sarebbe assurdo costruire un asse ad Alta velocità/alta capacità Salerno-Reggio Calabria-Messina-Palermo-Catania senza realizzare il Ponte sullo Stretto. Poi il senatore Matteo Renzi ricordò che da Presidente del Consiglio aveva già apprezzato la possibilità di realizzare una simile infrastruttura in quanto motore per la crescita del Mezzogiorno. Ancora più strana è stata la dichiarazione del viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Giancarlo Cancelleri che, pur essendo un rappresentante del Movimento 5 Stelle, ha sconfessato in più occasioni il Movimento stesso sempre contrario alle grandi opere. Infine la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti in diverse interviste, ultima quella su Il Messaggero, ha dichiarato che a proposito del Ponte, presso il suo dicastero, sono “iniziate le valutazioni su progetti, costi e impatto ambientale”.

A tal proposito sono sicuro che nessuno degli uffici del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbia informato la ministra che sul “ponte” esistono gli studi e le verifiche più ampie e più complete di tutti i più grandi progetti infrastrutturali del pianeta e che anche il confronto tra ponte e tunnel ha avuto un ampio approfondimento.

Ebbene, dopo questo bellissimo copione teatrale, il giorno 26 luglio abbiamo appreso dalla stampa che il Segretario generale della Presidenza del Consiglio, presidente Roberto Chieppa, ha inviato una lettera al Capo di Gabinetto del ministero dell’Economia e delle Finanze, Luigi Carbone, in cui precisa: “Dopo le percorse interlocuzioni da cui è emersa la convenienza per lo Stato di procedere alla definitiva chiusura della liquidazione di “Stretto di Messina” ti sottopongo una nuova bozza di norma”. La norma potrà essere inserita o nel Decreto legge “Semplificazioni” o in un nuovo Decreto legge di agosto. Sempre da fonti stampa ben informate si apprende che la norma prevede che la Società Stretto di Messina venga assorbita da Anas.

Cioè avevamo un progetto approvato, un progetto che poteva essere avviato a realizzazione nei prossimi sei mesi e, invece, preferiamo seguire un itinerario masochistico che persegue solo un obiettivo: penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno.

Il premio Nobel Vassily Leontief, uno degli esperti del Piano generale dei Trasporti, diceva sempre “in fondo l’Italia è un’isola in quanto l’arco alpino è, a tutti gli effetti, un vincolo fisico come il mare per la fluidità dei collegamenti ed allora i valichi come il ponte sono in realtà funzionalmente simili in quanto annullano un vincolo e regalano i gradi di libertà necessari per la fluidità delle comunicazioni”.

Io sono meridionale ma non ho mai apprezzato il vittimismo meridionalista però sono preso da un forte dubbio, da un pesante e pressante interrogativo: per il nuovo tunnel ferroviario del Brennero, per il Gottardo, per il Frejus, ecc. lo Stato italiano ha avuto l’atteggiamento schizofrenico avuto per il Ponte sullo Stretto?

Ritengo opportuno ricordare che l’Unione ruropea o meglio la Commissione preposta alla verifica delle proposte progettuali presenti nel Recovery Plan non approverà mai un asse ferroviario ad Alta velocità/alta capacità Salerno-Reggio Calabria senza una continuità territoriale con la rete AV/AC siciliana, senza una continuità con il sistema Messina-Catania-Palermo. Penso che solo di fronte ad una decisione della Unione europea capiremo, o meglio gli attori della “Farsa del Ponte” capiranno e saranno costretti ad ammettere quanto sia stato ridicolo questo comportamento. Un comportamento che purtroppo ha solo una grande ed imperdonabile responsabilità: ha mantenuto invariabili gli indicatori macroeconomici dell’intero Mezzogiorno: in quasi cinquanta anni il tasso di disoccupazione e la partecipazione alla formazione del Prodotto interno lordo è rimasto quasi identico.

Fortunatamente il ministro Giuseppe Provenzano e la ministra Paola De Micheli continueranno a fare a gara sulle percentuali di risorse del Recovery Fund da assegnare al Mezzogiorno, 34% o addirittura il 40%, e sono sicuro che quanto prima per vincere in questa asta del nulla invocheranno anche percentuali più alte; purtroppo questi attori non si sono accorti che questa “Farsa del Ponte” è terminata e non ha fatto ridere nessuno.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 28 luglio 2020 alle ore 13:43