L’Italia va

Tra monopattini e banchi con le ruote, l’Italia va. Nonostante l’incompetenza della stragrande maggioranza della classe politica, come ha denunciato Massimo Cacciari in un recente intervento televisivo, il Paese ha voglia di ripartire, ha energie per farlo e pure fantasia per inventarsi nuovi mondi.

A dire il vero, di vento in poppa non ce n’è e quindi per ora la navigazione è lenta, molto lenta, ed è pure a vista. La politica può essere determinante per agevolare la strambata e il giro di boa. Ha un compito fondamentale, che viene prima di tutti gli altri: dare spazio all’homo liberalis.

Questo è il vento che occorre!

L’homo liberalis non è una figura mitologica e nemmeno un’invenzione filosofica, è l’uomo appassionato delle libertà, come scrive Karl Popper. È il solo “tipo” di uomo esistente in natura, è la più fedele rappresentazione dell’homo sapiens guardato in movimento, nella sua incessante ricerca di appagamento individuale e sociale, materiale e spirituale. Motore di ogni progresso.

Il Governo in carica, però, non creerà quello spazio, non darà respiro alle libertà, possiamo esserne certi. Determinato com’è a non lasciare il Palazzo, nei prossimi mesi cercherà in ogni modo di portare avanti la sua opera di trasformazione dell’homo liberalis in homo captivus.

L’uomo prigioniero è lo sfregio di quello, artificialmente creato nei laboratori della politica statalista, frenato nella sua passione per le libertà.

La nazionalizzazione dell’economia accompagnata dalla schiavitù del debito, la compressione delle libertà di movimento e lavoro, la riduzione della rappresentatività parlamentare, le leggi liberticide unite al giustizialismo, delimitano già lo specchio di mare nel quale avverrà la navigazione.

È il corredo genetico delle forze di maggioranza che rende impossibili azioni incentrate sulle libertà. La loro ideologia statalista è paradossalmente più forte di quella che animava molti dei partiti novecenteschi.

La politica post ideologica non esiste, è un loro bluff.

In questo scenario si dovrà decidere come investire l’ulteriore deficit di bilancio di 25 miliardi, sul quale il Parlamento deciderà in questi giorni, e le risorse che arriveranno dall’Europa, quali progetti privilegiare, quali scartare, come raddrizzare gli alberi storti della produttività economica, della fiscalità e della spesa, e quelli ugualmente storti della sanità, dell’istruzione, della giustizia, della Pubblica amministrazione e via via.

È illusorio credere che chi fa giocare il popolo con monopattini e banchi a rotelle possa credere che la libertà sia il bene più importante, ancora più importante delluguaglianza, per riprendere nuovamente Karl Popper, e che su di esso voglia concentrare gli investimenti. È assai difficile, allora, nonostante la pioggia di miliardi, che arrivi un possente maestrale, a tal punto impetuoso da costringere la nave alla virata di poppa.

(*) agiovannini.it

Aggiornato il 28 luglio 2020 alle ore 10:24