Berlusconi e quei tentativi di diversità

La maggioranza non viaggia a gonfie vale, ma anche l’opposizione ha qualcosa che non va. Niente di grave intendiamoci, almeno nel centrodestra (negli altri, la spina più dolorosa rimane sempre il Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte che si barcamena ma resta sempre uno di loro), eppure le uscite a ripetizione di Silvio Berlusconi (con le repliche anche stizzite di Matteo Salvini) la dicono lunga sullo stato delle cose.

Non vi sono somiglianze, intendiamoci, nel senso che i nodi per Nicola Zingaretti sono intrecciati con i molti rifiuti pentastellati riguardanti gli stessi accordi programmatici di governo, a cominciare dal previsto sistema elettorale proporzionale, mentre per il Cavaliere si tratta di ribadire il suo ruolo centrale riguadagnando lo spazio perduto nel corso degli anni, anche col volonteroso contributo dei giudici.

La ripetuta posizione favorevole al Mes contiene un’inequivocabile scelta europeista su cui Salvini – e più prudentemente Giorgia Meloni – non concorda (in ciò simile al M5S) e allorquando il presidente di Forza Italia si rende disponibile ad un nuovo Governo, ecco l’immediata risposta salviniana che respinge seccamente tale proposta invocando a gran voce le elezioni a settembre.

È un quadro che, anche secondo voci interne al centrodestra, suggerisce timori di pericolose divisioni, ai limiti della conciliabilità e delle possibilità berlusconiane, tanto più che le proposizioni del Cavaliere si muovono in una spazio politico stretto nella tenaglia, dotata di ben più ampi consensi, di Lega e Fratelli d’Italia. Ma è proprio da questo abbraccio che Berlusconi cerca di sottrarsi ma, se ne seguiamo senza pregiudizi le ragioni, non perseguendo rotture e tantomeno nuove maggioranze “politiche” ma in nome e per conto di quel centro (che non è un’espressione geografica e di comodo) senza il quale la stessa sigla dell’attuale opposizione perde, e non soltanto nominalmente, una sua componente (staremmo per dire una sua ragion d’essere) vitale per un Governo futuro, che abbia una sua più solida credibilità nel contesto europeo.

E che Berlusconi sia scettico su elezioni anticipate a settembre come invece va predicando Salvini, spiega le sue avance in funzione di una opposizione lunga e diversa e, nella terminologia di Forza Italia, costruttiva. In sostanza non dovrebbe apparire puramente egoistico e pro domo sua il lavorio berlusconiano che, pure, vuole segnalare una differenza e, al tempo stesso, una predisposizione ad una diversa ipotesi di governo anche con “aiuti” all’attuale – purché in una richiesta profondamente innovativa rispetto ai freni di stampo reazionario grillino sempre accettati dal Partito Democratico – e, se ciò è realmente nelle intenzioni di Berlusconi, si tratterebbe non di un cammino contro qualcuno nel centrodestra (pur coi suoi giustificabili “egoismi” per i brillanti risultati di Salvini e Meloni), ma di una maggiore consistenza, seppure difficile, di quel centro che non appaia soltanto come un’Araba Fenice.

Aggiornato il 06 luglio 2020 alle ore 17:39