Accoglienza e ricatti

Il quotidiano dei vescovi italianiAvvenire” ha scoperto l’acqua calda: le nostre autorità avrebbero versato cospicue somme di denaro ai responsabili delle municipalità libiche per convincerli a limitare il flusso dei barconi che trasportano i migranti verso le coste della penisola. Nessuno, probabilmente, conosceva il quantitativo complessivo della spesa effettuata ma tutti sapevano che l’azione di contenimento dell’immigrazione incontrollata avviata dal ministro Marco Minniti e proseguita anche da Matteo Salvini prevedeva grandi elargizioni di denaro in cambio del contenimento alla fonte dei flussi di migranti.

Lo scoop compiuto da “Avvenire” solleva, però, un interrogativo cui è urgente fornire una risposta chiara. Perché i ricatti e l’immondo baratto dei signori della guerra libici sui migranti sono destinati a continuare. È indifferente che il costoso scambio avvenga in termini di richieste di aiuti per la ricostruzione o destinati alle strutture sanitarie da parte del governo di Tripoli oppure alle milizie fuori controllo impegnate a servirsi dell’Italia come unica fonte di finanziamento a cui poter ricorrere.

È giusto, allora, continuare a subire questi ricatti, che sono vere e proprie estorsioni? O, al contrario, è arrivato il momento di elaborare una diversa strategia capace di porre un deciso freno agli arrivi dei barconi senza obbligatoriamente subire il baratto e l’obbligo di finanziare i tagliagole ed i terroristi?

La linea che la Chiesa ed i vescovi italiani hanno mantenuto sull’argomento non si presta ad equivoci. È quella dell’accoglienza senza se e senza ma. Accettare tutti senza limitazioni, tuttavia, se da un lato reciderebbe il perpetrarsi di tale consuetudine ricattatoria, dall’altro trasformerebbe il nostro Paese in un immenso “campo di concentramento” al cui interno finirebbero ammassate in condizioni troppo spesso disumane le persone che fuggono dalle guerre e dalla fame.

Se è questa la risposta che il Governo intende dare all’interrogativo su come contenere le pratiche ricattatorie è bene renderla al più presto chiara e comprensibile. In maniera che chi intenda adottarla se ne assuma tutte le conseguenti responsabilità. A partire da una presa di coscienza aderente alle realistiche condizioni che si verrebbero a creare nel Paese: l’accoglienza incontrollata non genera un mitico Eden della società multietnica e multiculturale ma, come la realtà sta già mostrando da tempo a patto di volerla onestamente guardare e riconoscere, innesta all’interno di un tessuto sociale come quello italiano, già provato dagli effetti nefasti della pandemia, una serie di pericolosi focolai di tensioni sociali e politiche che possono esplodere in qualsiasi momento con conseguenze devastanti.

Nessuno, ovviamente, chiede ai vescovi di non esprimersi in favore dell’accoglienza senza remore in nome della misericordia cristiana. Ma è il Governo ad esser preposto all’azione e alle scelte politiche e non si può permettere di nascondersi dietro il velo umanitario della Chiesa per non assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Tra cui, ad esempio, anche quella di considerare i ricatti sui migranti come degli atti ostili ed aggressivi a cui reagire non con l’elargizione di denaro ma con la forza!

 

Aggiornato il 07 luglio 2020 alle ore 11:12