Non vorrei ci sfuggisse la gravità della situazione determinatasi in alcuni giornali, che sembrerebbero essere stati per lungo tempo la cassa di risonanza di esponenti del mondo giudiziario.

Molti diranno che lo sapevamo già; altri, con una vena di cinismo, preciseranno che la politica è anche questo; altri ancora ricorderanno che, in fin dei conti, dall’altra parte si sono comportati nello stesso modo.

Nessuno - almeno fino ad oggi - ha evidenziato il gravissimo vulnus alla Costituzione, colpita in uno dei punti qualificanti dell’architrave democratico.

Le norme, anzi: i principi, hanno sempre due facce. La libertà di espressione del pensiero, cardine di un sistema liberale, comporta anche il dovere, per chi svolge la delicata funzione di informare i cittadini, così rendendo possibile l’accesso alle notizie che consentono la formazione del giudizio, di difendere quella libertà da ogni interferenza, controllo o tentativo di manipolazione.

Un Paese nel quale i giornali rispondono a persone che appartengono alle istituzioni, e che le piegano ai loro interessi, non è un Paese libero.

Abbiamo bisogno di una stampa libera non soltanto dai grandi gruppi, ma anche dagli interessi e dagli accordi inconfessabili. Ci serve un cane da guardia della democrazia, non il megafono di suggeritori occulti.

Protestavamo, a ragione, contro Silvio Berlusconi, padre-padrone di reti televisive e giornali, ma non ci scandalizziamo per il vergognoso silenzio di alcune testate sullo scandalo che ha dissestato la Giustizia. Incredibile. Semplicemente incredibile, visto che ne sono corresponsabili.

Siamo il fanalino di coda dei grandi Paesi, e non solo, quanto a libertà di stampa. In realtà, siamo il fanalino di coda delle democrazie, se possiamo ancora chiamarci democratici.

Luca Palamara e la sua combriccola hanno potuto fare quello che hanno fatto anche in forza del malefico scambio con alcuni giornalisti, ai quali tornavano utili le veline e che usavano le informazioni riservate per trarne vantaggio personale e politico.

Prima che su tutto questo cali il silenzio, e si ricominci a fare come prima, voglio dire una cosa a questi campioni della libertà. Siete soltanto dei servi. Servi e, in quanto tali, traditori.

Aggiornato il 27 maggio 2020 alle ore 13:46