Ritorna la politica del cappio per la Lombardia

venerdì 22 maggio 2020


Dacci oggi il nostro cappio quotidiano, ed ecco arrivare il Che Guevara di Massa Carrara a sventolarlo in Parlamento con quel gesto tipico del becero populismo dell’esperto carnefice rivolgendolo, per l’ennesima volta, contro il modello Lombardia.

Del resto, non potevano mancare gli strumenti dell’esecuzione sulla piazza, pardon Parlamento, in un clima politico nel quale all’indomani dell’ingiusto salvataggio di uno dei peggiori soggetti del Movimento 5 Stelle non poteva che stimolarne gli sfoghi più bassi, mirando alla regione più colpita dal virus, la regione più trainante del Paese, la più popolosa e dinamica.

Si dice modello Lombardia, cioè il suo sistema sanitario pubblico-privato, ma in realtà si vuole intendere la regione nel suo complesso, che da tempi immemorabili è amministrata da forze non di sinistra, figuriamoci dai pentastellati che lì hanno poco consenso. Nel mirino Attilio Fontana e Giulio Gallera, Lega e Forza Italia.

Il pretesto per attacchi virulenti era la gestione dell’emergenza sicché la Regione è divenuta l’epicentro di una contesa che ha visto nel M5S l’attaccante di punta non meno dell’alleato Pd, dei quali si ricorderà una ridicola mozione contro i due sunnominati, che si iscriveva nel quadro delle inchieste sul Pio Albergo Trivulzio; una specie di boccone d’oro subito addentato dai media che la Procura aveva offerto anche con una ripresa in diretta televisiva della perquisizione negli uffici regionali.

La sequenza ora andata in scena in Parlamento ha comunque posto in primo piano, giustiziandolo sommariamente, il sistema sanitario lombardo colpevole, a sentire lo pseudo Che Guevara, delle migliaia di morti. È dunque il modello della collaborazione fra pubblico e privato che viene accusato, dimenticando colpevolmente che nonostante gli errori inevitabili di fronte al cumulo delle imprevedibili tragedie, il sistema ha retto ed è uscito a testa alta, come testimoniano molti esperti, da una vicenda drammatica non del tutto finita.

È una menzogna questa accusa e basterebbe chiederlo ai tanti ospedali e cliniche private per una risposta chiara ed esaustiva a proposito di un loro convinto e attivissimo coinvolgimento; e quando si tira in ballo un Roberto Formigoni che è stato il promotore di un modello verso cui si rivolgono, anche in questi giorni, centinaia di migliaia di pazienti dalle altre regioni del Paese, ci si aggrappa alle sue condanne costringendolo a stare agli arresti domiciliari senza osare, come ha pontificato “Il cappio quotidiano” di scrivere, giacché la legge degli impiccatori è quella di togliere anche il diritto a pensare, oltre che a leggere e scrivere, come alla Cayenna.

Uno spettacolo devastante, quello in Parlamento, che ha mostrato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la vera ragion d’essere grillina: giustizialismo, antiscientismo, assistenzialismo, statalismo; il peggio del peggio dell’anticultura e della modernità, a parte, s’intende, la ferma partecipazione al Potere, alle sue pratiche spartitorie, al Governo di un Giuseppe Conte che se ne è guardato bene dal prendere le distanze dalla inconsulta eppur mirata violenza verbale (per ora) di uno dei suoi compagni. Un po’ come fa quell’allenatore che ne manda uno all’attacco e lui sta in panchina per vedere l’effetto, il gol, che fa. Questa volta potrebbe essere anche un autogol. E un favore alla stessa Lombardia.


di Paolo Pillitteri