L’oscurantismo che avanza

Da giorni vado ripetendo a me stesso che, comunque finisca, nulla sarà più come prima, che molte cose cambieranno e che anche il nostro modo di vivere non sarà più quello al quale ci eravamo abituati.

Condizionato dalla mia formazione, dalle esperienze di vita e, forse, dalle mie inclinazioni, ho preso ad interrogarmi sul futuro del mondo che mi appartiene, quello in cui vivo da sempre. L’unico che, a ragione o a torto, ho la presunzione di conoscere.

Penso che la pandemia non abbia introdotto elementi di novità significativi, oltre a quelli connessi all’emergenza in corso. L’erosione dei principi ai quali mi sono sempre ispirato era in atto ben prima che il virus facesse capolino nella lontana terra di Cina, determinato a raggiungerci in pochi giorni. A volte, mi sembra di intravvedere in tutto ciò una metafora del nostro destino: le cose, belle o brutte che siano, non capitano all’improvviso, ma si alimentano su un terreno pronto ad ospitarle, a favorirne la crescita.

Alfonso Bonafede – il povero Bonafede – c’era anche prima; e prima c’erano anche coloro che volevano confinare gli imputati dietro un monitor, a distanza dal giudice incaricato di decidere sulle loro vite. Le regole sulla prescrizione sono state ideate e partorite prima del virus; e, sempre prima del virus, sono state elaborate le teorie sull’inutilità del contraddittorio.

Il virus non ha fatto nulla, dunque; non ha colpe, il virus, se non quella di avere impresso una forte accelerazione ad un processo iniziato molto tempo fa, quando le cose – pensavamo – andavano bene. Ora, proprio perché c’è il virus, si tratta di reagire, di provare a rimettere le cose a posto. Purtroppo, io credo che abbiamo imboccato la strada sbagliata. Per quanto io condivida incondizionatamente tutte le iniziative a tutela dei principi nei quali continuo a credere con ostinazione, sono convinto che la difesa ad oltranza di questa o di quella norma si risolva in una battaglia di retroguardia destinata alla sconfitta. Potremo anche arginare i tentativi di imporre il processo a distanza, ma non riusciremo a cambiare la rotta impressa da chi ha in mente un nuovo modello di processo.

I cardini delle democrazie nate al termine della Seconda guerra mondiale sono saltati, non reggono più l’impatto con ideologie che non collocano la libertà tra i beni irrinunciabili. Ricordate quelli che urlavano “voglio essere intercettato”? Sono le stesse persone che, oggi, alimentano la delazione, invocano misure draconiane, sollecitano restrizioni ai diritti. L’asse delle nostre vite si è pericolosamente inclinato, orientandosi verso una nuova stella polare, quella dell’etica über alles. Anche gli Stati che, oggi, ci negano aiuti – paradossale, vero? – ci accusano di prodigalità, esprimendo un giudizio morale.

 

È cambiato il mondo. L’immunità di gregge non ha funzionato contro un oscurantismo che avanza da molti anni ed al quale, sottovalutandolo, non abbiamo saputo opporre valide contromisure. Il virus è come Bonafede: è pro tempore. Quello che arriverà, però, sarà ancora peggiore.

Aggiornato il 09 aprile 2020 alle ore 12:50