I furbetti dello scudo

Si sa, alle nostre latitudini l’idea giuspositivista della certezza del diritto è da tempo sfiorita nel non edificante spettacolo di un potere giudiziario discrezionale quando non creativo.

Insomma, in Italia non c’è nulla di più certo dell’incertezza del diritto (e, occorre pur dirlo, del malinteso protagonismo di più di qualche Procura della Repubblica). Sono i guasti, non di oggi, di una Repubblica, se non compiutamente giudiziaria, certamente giuridificata.

Non ci si può, quindi, sorprendere nell’apprendere che due fino ad oggi oscuri senatori del Partito Democratico, tali Paola Boldrini e Stefano Collina, abbiano tentato di inserire un emendamento al Decreto “Cura Italia” nel quale si proponeva di escludere da qualsiasi responsabilità “i titolari di organi di indirizzo e di gestione”, limitandone la perseguibilità “ai soli casi di dolo o colpa grave”.

Certo, si potrebbe ironizzare su questo sub-emendamento inserito alla chetichella in coda ad un altro, che disponeva di medici ed infermieri e non certo di politici. Così come si potrebbe stigmatizzare che se non l’avesse denunciato un sito web indipendente (Orwell.live) con ogni probabilità ci si sarebbe ben guardati dal ritirarlo. E infine, verrebbe naturale domandarsi se simile pensata, tanto per dirne uno, l’avesse partorita un Silvio Berlusconi qualsiasi quale sarebbe stata la reazione degli indignati in servizio permanente ed effettivo.

Tuttavia, queste domande rischierebbero di svanire come le “lacrime nella pioggia” di Rutger Hauer/Roy Batty, tanto la nostra opinione pubblica è assuefatta all’ottuso schieramento tifoso.

Per una volta, quindi, viene più facile denunciare quel che sta avvenendo andando a rinchiudersi in una metaforica clinica del diritto di carneluttina memoria. Da questa prospettiva, ve lo assicuro, si scorge benissimo dove si vuole andare a parare: con la scusa di tutelare medici e infermieri si cerca di lastricare una comoda via d’uscita per i responsabili del disastro della sanità.

È vero, medici e infermieri in queste settimane si sono trovati a dover compiere scelte terribili fino a dover stabilire chi provare a salvare e chi no. Ma sono gli stessi medici e infermieri a quali non si sono dati guanti e mascherine, che i pochi respiratori han dovuto giocarseli con la riffa, che hanno pagato, loro per primi, un tributo di morte alla pandemia.

Per loro nessuna esitazione è consentita: tranne che nei casi di dolo o colpa grave, l’esenzione dalla responsabilità civile e penale è sacrosanta. Altra cosa è il tentativo di “coprirsi” dietro il loro eroismo da parte di chi di questo disastro di incompetenza e approssimazione si è reso responsabile.

Ci passa tutta la differenza che c’è tra uno scudo penale e una de-responsabilizzazione di massa. Ci passa tutta la differenza che c’è tra una democrazia degna di questo nome, e una triste declinazione orwelliana della stessa nella quale, pure nell’ora più grave, qualcuno pretende di essere più uguale degli altri.

Aggiornato il 08 aprile 2020 alle ore 12:41