Eroi mandati allo sbaraglio

Forze dell’ordine per un mese mandate in giro a controllare potenziali portatori di coronavirus rigorosamente senza mascherine. Agenti di polizia penitenziaria tuttora quasi sprovvisti. Per ora quattro carabinieri morti e 200 contagiati mentre tra gli agenti di custodia siamo a un deceduto e 120 infetti.

Più grave addirittura la situazione di medici e infermieri in corsia, con persone boccheggianti per mancanza di ossigeno, ma protetti da inutili mascherine chirurgiche. Lì i morti sono ormai svariate decine e i positivi al Covid-19 non si contano più. Poi ci sono gli appalti bloccati a causa del famigerato Codice Anac i cui occhiuti sacerdoti non sentono ragioni. La cosiddetta “lotta al coronavirus” è fatta anche di questo. Soprattutto di questo: “eroi” sì, ma mandati allo sbaraglio. D’altronde le medaglie d’oro al valore – quelle per i de cuius – sono state sempre una specialità nazionale da Caporetto a oggi passando per l’8 settembre. Atti individuali alla Enrico Toti tanti, organizzazione zero.

Spiega a “L’Opinione” l’esperto di sicurezza Massimo Martini, che è anche il presidente della Associazione nazionale dei sostenitori delle forze dell’ordine, che “almeno dall’8 settembre 1943 a oggi c’è stato, per così dire, un miglioramento. L’incompetenza e l’irresponsabilità si sono spostate in alto, al livello governativo. Oggi i generali dei carabinieri e delle forze armate sono molto più preparati e umani e solidarizzano con i loro sottoposti, non li conculcano in nome di una malintesa ragione di Stato. Anzi spesso si fanno portavoce di istanze anche economiche e pratiche visto che non tutte le forze dell’ordine hanno una vera e propria rappresentanza sindacale. In compenso gli ordini confusi e l’oppressione regolamentare e burocratica promanano direttamente dal livello governativo e ministeriale, che soprattutto con questo ultimo esecutivo hanno raggiunto livelli di fantapolitica, nonché un’arroganza e una sfacciataggine senza precedenti”.

E a proposito di arroganza ministeriale, l’ipotetica medaglia al disvalore va senz’altro a via Arenula. Che si rifiuta di fornire i dati veri del contagio nelle carceri e si fa difendere sul “Fatto quotidiano” da pm d’assalto come Nicola Gratteri che si stanno prendendo una bella responsabilità con le proprie certezze qualora i fatti – non il “Fatto” – dovessero smentirli a proposito di contagi nelle carceri.

Certo, ci sono anche episodi grotteschi, nella linea di Comando provinciale a Roma, come la direttiva a stirare le divise con un ridicolo ferro da stiro a vapore da pochi euro, di quelli che si comprano alla Lidl, a mo’ di misura di sicurezza. Ma sono eccezioni che non inficiano l’assunto principale: la catena di comando delle forze dell’ordine tutto sommato funziona. Finché non si arriva al livello governativo. Lì siamo ancora all’8 settembre del 1943. Al si salvi chi può.

Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 12:19