Accanto a quello per la salute serve il vaccino per l’economia

mercoledì 25 marzo 2020


L’alternativa non è tra la difesa della salute e quella dell’economia. A porre questa alternativa sono i media politicamente corretti che si sentono impegnati nella campagna elettorale degli Stati Uniti e, nel contestare a Donald Trump la scelta di minimizzare il coronavirus e di badare solo a tenere in piedi le aziende Usa, pensano di schierarsi sul fronte del bene e della virtù contro il male e scongiurare il rischio che anche in Italia possano attecchire le idee del candidato repubblicano alla Casa Bianca.

Ma, a parte ogni logica considerazione sulla grande differenza tra la realtà sanitaria ed economica americana e quella italiana, appare una autentica forsennatezza creare un contrasto così insanabile, in quanto di natura addirittura morale, tra la salute dei cittadini e la tenuta delle imprese. Come a voler stabilire che sia mille volte meglio morire a causa della recessione piuttosto che del coronavirus. E che chi teme un effetto recessivo dalle misure troppo rigide adottate per bloccare la pandemia sia un nemico dei valori umani e civili ed un ottuso adepto alla religione del vitello d’oro e del denaro sterco del diavolo.

Non stupisce questo schema moralistico frutto della cultura egemone del tempo, quella che ha prodotto la tesi della decrescita felice. Ma il mancato stupore non deve impedire di combattere pesantemente concezioni del genere. Non per atteggiarsi ai trumpiani d’Italia, ma per denunciare il rischio che l’ossessione moralistica contro ogni difesa degli interessi economici delle imprese e dei lavoratori in nome del valore superiore della difesa della salute possa spingere il governo a compiere scelte devastanti per il futuro del Paese.

Non c’è incompatibilità tra il massimo sostegno al Sistema sanitario nazionale e le misure, anche quelle più rigide, dirette a combattere la pandemia e lo sforzo teso ad impedire che il danno collaterale della lotta al coronavirus sia la distruzione di quel tessuto economico fatto di aziende medio-piccole, di professionisti, di artigiani, di commercianti, che costituisce l’ossatura economica di un Paese dove le grandi industrie nazionali (dello Stato o dei privati) sono di fatto scomparse.

Se Giuseppe Conte pensa sul serio che dalla prova suprema della pandemia gli “italiani” ne usciranno “migliorati”, deve tenere conto dell’esigenza di far arrivare gli stessi italiani alla condizione di riprendere il proprio cammino di lavoro e di produzione quando il coronavirus sarà stato debellato. In attesa del vaccino o di un medicinale efficace contro la malattia è bene far partire un adeguato vaccino per l’economia assicurando liquidità a chi potrebbe scampare alla pandemia ma essere ucciso dalla recessione. Per questo vaccino non c’è bisogno di ricerca. Basta stanziare le somme necessarie e ridurre i passaggi burocratici per poterne usufruire! 


di Arturo Diaconale