Covid-19, il modello “facite ammuina”

lunedì 23 marzo 2020


Basta con queste cialtronate, basta. Nella tarda serata di sabato, nell’usuale Saturday night show del premier, con studiato ritardo sull’orario annunciato (utile per magnificare, mercé una informazione anestetizzata, l’azione di governo) Giuseppe Conte ha annunciato, su Facebook (Facebook!) e senza alcun dettaglio o possibile domanda e, di conseguenza, nessuna chiarezza, la chiusura generale delle attività produttive tranne, par di capire, sanitarie ed alimentari.

Alla intollerabile reticenza si pensa di supplire con la solita, altrettanto intollerabile, melassa patriottarda. Siamo tutti pronti ai sacrifici necessari, ma cari signori non siamo sudditi cui applicare ukase e aggiungo, questo non è il Grande Fratello, ché mi pare qualcuno continui a fare confusione. La fibrillazione istituzionale è arrivata a tal punto che solo gli imbecilli (che purtroppo non mancano) possono non percepirla. Qualcuno dovrebbe iniziare a ricordare a tutti che in democrazia si spiega sulla base di quali dati, con quali obiettivi, con quale prospettiva si stanno prendendo le decisioni... in democrazia mettiamo in guardia dalla deriva peronista. Ma qui siamo oltre: annunciare il blocco di tutto, quasi tutto, non vi preoccupate tanto poi Rocco Casalino vi passa la velina, così prima di adottare il provvedimento vediamo sui social l’effetto che fa (perché questo è!) è una prova di irresponsabilità politico-istituzionale inaudita.

Insomma, non si riunisce il Parlamento da tempo immemore e si procede a colpi di decreto (che sono e restano fonti secondarie) ad intervenire, pesantemente, sulla nostra Costituzione (si sarà capito ora perché qualcuno, mentre altri rispondono “ma i morti”, teme la deriva autoritaria). In un Paese normale le conferenze stampa devono fare seguito alle norme di cui vanno spiegati contenuti e finalità. Da noi accade che gli show su Facebook vengono seguiti dal niente, al fine di vedere che effetto fa sui social e poi emanato il provvedimento il giorno dopo. Eppure stiamo annegando nella retorica patriottarda sparsa a piene mani mentre si rinuncia a formulare domande, il modo migliore per controllare il potere, qualunque potere.

Qualcuno si chiede, ad esempio, sapere perché medici e infermieri lamentino l’assenza di guanti e mascherine pure per loro, oppure perché in Corea del Sud fanno i test in 7 (sette!) minuti e qui da noi se non sei segretario di partito, calciatore o stai per schiantare il tampone te lo puoi scordare? Chi lo fa si ritrova ad affrontare bande di tifosi, persone con oggettive difficoltà di comprensione del testo, gente impaurita. I primi, quando si cerca di parlare, che so, di riserva di legge o di reazione dei mercati ti rispondono “la gente muore”, “i runners”, “gli evasori”. Come parlare di Milan-Inter con un cambogiano. A quelli che hanno paura, invece, è bene far presente che tutti abbiamo paura esattamente come loro. Ed è comprensibile pure che in questa situazione, di giorno in giorno più drammatica, ci si aggrappi a chi rappresenta lo Stato. Ma non vi rendete conto che stiamo assistendo ad una enorme gara di scarico delle responsabilità? Non vi rendete conto che tutti sono unicamente terrorizzati dall’ipotesi di restare con il cerino in mano di fronte ad una situazione, non certo per colpa mia o vostra, fuori controllo? Non vi rendete conto che procedono a tentoni, con una disinvoltura assoluta nel dire e fare ogni giorno tutto e il suo contrario? Non vi rendete conto che fanno a gara a non assumersi il peso delle conseguenze delle loro decisioni e, proprio per questo, annunciano senza fare per sondare le vostre reazioni e, se va male, vi additano sempre nuovi untori contro cui sfogare la vostra rabbia impotente? Non vi rendete conto che nessuno vi dice dove stiamo andando e cosa accadrà domani, in campo sanitario, ma anche economico, ché quando sarà finita, ahinoi, dovremo continuare a mangiare? Affidarsi alle istituzioni in un’ora tanto grave è la cosa più istintiva. Ma, è una fiducia riposta male, malissimo.

C’erano due alternative, fin dall’ inizio, per affrontare la pandemia: il modello cinese o sudcoreano. Noi abbiamo applicato il “Modello Italia”, alias Conte, alias Casalino. Passato ormai un po’ di tempo e alla luce dell’ennesimo decreto dall’interminabile gestazione possiamo trarre le conclusioni: “lockdown” per i cinesi, “trace, test and treat” per i sudcoreani, “facite ammuina” per noi. Dall’esercito di Franceschiello a quello di Peppiniello scorre l’intera biografia della nazione.


di Massimiliano Annetta