Un virus tutto da capire

Non sono un medico, non sono uno che sa tutto, non pretendo di saperne più degli altri di qualunque cosa si discuta. Ma questa storia del “virus salvagoverno”, anzi delle “catastrofi di salvataggio” che puntualmente si susseguono imponendo di parlar d’altro ogni volta che questo Governo sembra giunto al lumicino, mi ha lasciato se non altro, alquanto perplesso.

Non so imporre le mie incazzature ed i miei sospetti come Vittorio Sgarbi, che contro le misure che hanno sostituito ogni altra norma, ogni altra preoccupazione politica con le relative “cronache” di un’epidemia piuttosto immaginaria, ha votato il sacco delle sue capacità di esprimere sprezzo e rivolta.

Non giurerei che Sgarbi ha ragione. Quando si tratta di catastrofi chi ci azzecca è più facile che sia uno iettatore piuttosto che un sapiente e saggio uomo politico. Ma è sempre uno iettatore che ci azzecca. Ed è certo che ogni volta che il nome di un altro uomo si aggiunge a quello dei morti a causa, ci assicurano, del “Coronavirus”, sentiamo qualcosa come un senso di colpa per avere anche noi considerato esagerato l’impatto dell’epidemia con i problemi vari d’Italia e del Mondo.

Ma morire non è una novità. Né saranno dei numeri, quale che sia l’impressione che fa il fatto che si tratti di vite e di morti, siano così travolgenti da imporre di non occuparci di altro. Ogni inverno c’è la sua brava epidemia di influenza, più o meno forte, estesa e maligna. Ogni volta si pongono problemi di prevenzione e di cura. Ogni volta le cose vanno per il loro verso ed assai poco contano le “misure” della Pubblica Autorità. E, giustamente, la gente, dà più retta a Panzironi, quello con quella strana capigliatura, che ai Ministri.

Credo che solo Vittorio Sgarbi possa permettersi di dire “non è vero niente… non è successo niente, non succederà niente…”. E, poi il succo solito dei suoi discorsi: “siete delle teste di cazzo…” etc. etc. Certo è però, che se un’esagerazione c’è stata e c’è, essa è relativa alle misure (non alla loro efficacia) ed all’allarme. Ed anche al loro costo, alle loro conseguenze sull’economia.

Ma, questo io l’ho detto subito. Più che sull’economia, però le conseguenze negative ricadono sulla politica. Coronavirus: cacio sui maccheroni della stentata vita del Governo. Lunedì si è votato a Roma per una delle elezioni suppletive della Camera dei Deputati nel Collegio di Roma I. Io che non sono un politico in attività di servizio, ma nemmeno uno che ignora la politica, l’ho saputo solo per caso, per un “santino” pubblicitario finito nella mia cassetta delle lettere.

Credo che il 95% dei Romani, specie di altri Collegi, non ne abbia saputo di più. Fatto significativo da non trascurare discutendo di sistemi elettorali. Ma anche rilevante agli effetti del “Governo” più o meno occulto della pubblica opinione sulla base del “virus”.

Non vorrei certo essere smentito, proprio in questo, ma ho l’impressione che questa tiritera del virus andrà per le lunghe assai. E le conseguenze alla fine saranno chiaramente assai più gravi di quelle “misure” della Pubblica Autorità più o meno sbagliate ed insufficienti che non quelle del morbo in sé.

Conte che “chiede più deficit” mi fa pensare al mio concittadino Zampò, Consigliere Comunale di Tolfa, che voleva far le strade di campagna “co li quatrini de sto deficit” che aveva inteso dover essere parecchio forte. Conte-Zampò vuole “che gli diano più deficit”. Si rivolga a Zampò (se è ancora vivo). La cosa può darsi che sia tutta lì.

Aggiornato il 04 marzo 2020 alle ore 13:03