Corona, il doppio virus

Le emergenze sanitarie, come del resto le calamità di qualsivoglia natura, nel nostro Paese si trasformano sempre in terreno di inumano scontro, volgare dissidio ed ignobile strumentalizzazione delle vicende in corso. Puntualmente, non appena l’emergenza Coronavirus si è palesata in tutta la sua gravità, dai piani che dovrebbero esser alti della politica, sia governativa che parlamentare, a quelli più ordinari della vita soprattutto emotiva dei cittadini che la politica contestualmente orienta mentre da essa viene demagogicamente cavalcata, è partito il fuoco incrociato delle recriminazioni, dell’addebito di responsabilità per l’esito in corso di una gestione di un pericolo che da percepito è diventato reale in una manciata di giorni anche in Italia. E che, non c’era davvero bisogno di arrivare al punto di dovercelo sentir dire dal membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Walter Ricciardi, doveva e poteva esser gestito con più realismo e senza tatticismi politicamente corretti. Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina, riservando la quarantena per gli italiani in rientro e una del tutto inutile chiusura dei voli che ha impedito la tracciatura dei voli in arrivo.

Su questo scenario di improvvisazione, si diceva, si sta poi consumando il brutto spettacolo delle speculazioni strumentali incrociate da parte di politici di ogni appartenenza e rango, utili solo a ritagliarsi la propria fettina di consenso. Nessuno si è salvato dalla tentazione di sfruttare, magari anche a ragione, la situazione venutasi a creare. Chi come Salvini che tanto avrebbe necessità di accreditarsi come centrato e cauto probabile futuro leader del Paese ha tuonato contro gli “irresponsabili sbarchi dei migranti” chi “ha dormito e sbagliato e sottovalutato il coronavirus” sollecitandone le dimissioni. Chi, specularmente dal Pd gli ha risposto, accusandolo di inadeguatezza e di fare l’“untore” e “lo sciacallo”.

Il consueto clima da stadio, insomma, la cui gravità sarebbe inutile commentare se non fosse per il potenziale anch’esso virale che sta portando con sé. Quello di un ulteriore incattivimento sempre più sotterraneo e di un imbarbarimento dello spirito del tempo, del singolo e quindi dei cittadini. Già, perché il dibattito che accompagna il panico progressivo che attanaglia l’opinione pubblica vira sempre più spesso su ottuse tinte da misere personalistiche o regionalistiche revange. Come quella che da ieri accade di ascoltare magari sorpassando a piedi due passanti o sostando in attesa di un colloquio con un docente davanti all’aula professori da una madre capace di esternare ad alta voce “la soddisfazione che le prime regioni gravemente colpite dal coronavirus siano quelle del nord Italia con tutti i soldi pubblici che ricevono dai contribuenti, e figuriamoci se i primi casi da contagio di secondo fossero partiti in Calabria sai cosa avrebbero detto”. Tutto si riduce a manifestazioni di partigianeria idiota.

Non soltanto tifo da curve, dunque, ma anche becera proiezione sul comportamento epidemiologico del virus dei peggiori istinti vendicativi da parte dei singoli. Su di essi la peggior azione politica edifica, alimentandoli, il proprio consenso mentre l’unica emergenza in questa fase delicatissima e di progressivo smarrimento - oltre all’economia, l’altro settore a rischio per i contraccolpi che subirà sempre più pesantemente - è quella di offrire messaggio il più possibile unitario, soprattutto sul piano della salute pubblica che renda possibile, pur nelle incertezze del caso, approdare ad un’informazione quanto più omogenea possibile, guidata dal ministero competente e concordata con esso, sui rischi reali legati a quella che da taluni viene descritta come poco più di un’influenza e da altri come poco meno di una pestilenza di manzoniana memoria. E sulla urgenza di contenere le derive sciagurate che questa diffusione del virus comporta. I conti con questo scellerato Paese si facciano quando il Paese sarà stato messo in sicurezza.

Solo volendo fare due esempi, è già partito lo sciacallaggio di un’umanità abietta che si finge personale medico e si infiltra per rubare nelle case di anziani vulnerabili ed impreparati. Così come si stanno moltiplicando i paradossi di un sistema giudiziario che invece di sospendere tutti i procedimenti in corso, abbandona ai singoli tribunali la libertà di “consigliare” ai difensori o ai giudici di tenere a distanza colleghi e assistiti in tribunale durante scambi colloqui e contraddittori o di vietare l’accesso ai difensori lombardi impegnati in processi a Potenza. Un’assurdità che farebbe ridere chiunque se non indicasse che la situazione non è soltanto grottesca. A meno che non ci si rassegni al destino della buona Donna Prassede che, intenta a spiegar come Aristotele aveva stabilito che la peste non esistesse, si ritrovò, qualche capitolo più in là, senza vita a causa della pestilenza nel lazzaretto con il suo don Ferrante.  

Aggiornato il 25 febbraio 2020 alle ore 11:46