Il regno del caos a 5 Stelle

lunedì 10 febbraio 2020


Facciamo veramente fatica a commentare l’infinito pasticcio legislativo che va sotto il segno del Movimento 5 Stelle, con la piena responsabilità di chi lo continua a sostenere in una insensata azione di governo.

Nello specifico l’accordicchio indigeribile sulla prescrizione, che a quanto pare riuscirà a far rientrare nei ranghi le recalcitranti truppe renziane con il loro capataz in testa, è qualcosa di inconcepibile in un moderno stato di diritto. Il cosiddetto “Lodo Conte bis”, così come viene etichettato il frutto della mediazione tra le forze della maggioranza, è stato definito dal presidente dell’Unione delle Camere Penali, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, una specie di tessera dei punti del supermercato. E lo spiega chiaramente in questo passaggio di una lunga intervista rilasciata all’Huffington Post: “Considero la soluzione trovata addirittura incomprensibile. Prevede un’interruzione, che poi sarebbe un’eliminazione, della prescrizione già dopo il primo grado, limitandola però alle sentenze di condanna. Ciò significa che l’imputato condannato che fa appello sarebbe costretto ad aspettare un tempo indeterminato prima del giudizio successivo. È come dire ‘non c’è più fretta’. Se poi si arriva a celebrare l’appello, quale sarebbe la grande novità? Che se si è assolti, viene riconosciuta la prescrizione in maniera retroattiva (se si è condannati di nuovo, invece, lo stop è definitivo, ndr). Ecco, è come riempire una tessera punti al supermercato. Cosa me ne faccio della prescrizione se sono stato assolto? Questo riconoscimento potrebbe servire solo nei casi, marginali, di ricorso in Cassazione del procuratore generale contro la decisione del giudice che ha assolto. A questo punto il pg dovrebbe farsi i calcoli per valutare se andare avanti o no. È un sistema che non esiste da nessun’altra parte sulla faccia della Terra. Noi manteniamo ferma la nostra posizione di critica”.

Eppure c’è persino un presidente emerito della Consulta, l’illustre Valerio Onida, che sul clamoroso vulnus costituzionale che discrimina i cittadini, i quali ricordo sono sempre non colpevoli fino a sentenza passata in giudicato, nel caso di condanna o assoluzione in primo grado non sembra avere nulla da eccepire. Sullo stesso quotidiano appena citato egli dichiara di non riscontrare in merito alcun profilo di incostituzionalità. Ciò a conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che in questo disgraziato Paese si trova sempre un celebre costituzionalista per suffragare la tesi più ardita, se così vogliamo definire la schifezza giuridica che sta portando avanti il Movimento 5 Stelle attraverso l’azione del suo ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

Ciononostante i garantisti a corrente alternata del Partito Democratico, la cui strategia politica di medio e lungo termine proprio non si riesce a comprendere (quella breve invece è chiarissima: tenersi le poltrone costi quel costi), sembrano riuscire a digerire persino i sassi pur di non rompere una alleanza che continua a produrre danni reputazionali piuttosto seri per l’Italia. A tal proposito, infatti, Nicola Zingaretti e i suoi dovranno pur prendere atto che il pasticcio forcaiolo che si sta profilando sulla prescrizione rappresenta un ulteriore, formidabile disincentivo per gli investitori internazionali a mettere piede in quella che un volta era la Patria del diritto. Non credo proprio che nel mondo ci siano così tanti buoni samaritani desiderosi di impiegare i loro capitali nell’attuale regno del caos targato 5 Stelle e vidimato dalla sinistra cosiddetta di governo.


di Claudio Romiti