I grillini protestano contro la realtà

Condivido pienamente il commento del nostro direttore sull’ennesima sceneggiata del Movimento 5 Stelle, chiamato alla protesta di piazza da Luigi Di Maio, un leader politicamente dimezzato che proprio non ci sta a tornare nel grigio anonimato.

In più, mi permetto di aggiungere, nella surreale iniziativa dei grillini, oramai al timone del Paese da quasi due anni, intravedo una sorta di frustrazione nei confronti di quella dannatissima realtà che proprio non ne vuol sapere di venire incontro ai desiderata di questi scappati di casa di talento prestati alla politica. Ed è probabile che il popolo italiano, per quanto agli ultimi posti quanto analfabetismo funzionale, al fin della licenza interpreti esattamente in questo modo l’iniziativa ispirata dall’ex capo politico dei pentastellati: un vero e proprio fallo di frustrazione, tanto per usare una metafora calcistica, contro un destino cinico e baro che non ne ha mandata loro neppure una dritta, come si suol dire. A cominciare dalla catastrofe del famigerato reddito di cittadinanza, il quale non ha prodotto neppure un posto di lavoro ma solo una ulteriore voragine nei conti pubblici. Per non parlare del caos generato nel settore già molto critico della giustizia, a causa della sciagurata legge che abolisce la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, sostenuta a spada tratta da un impresentabile Alfonso Bonafede. E poi la lunga sequela di nuovi e vecchi dossier economico-infrastrutturali, con in testa la farsa del ritiro della concessione autostradale ad Atlantia a cui aggiungere il nodo della Tav, i casi Ilva, Alitalia, Banca Popolare di Bari ed una miriade di crisi aziendali a cui si è fatto fronte con sterili annunci e chiacchiere da bar. Sul decreto dignità poi, fiore all’occhiello dell’attuale ministro degli Esteri, sorvoliamo per pura carità cristiana, limitandoci a segnalare che i nodi stanno venendo al pettine, con l’Istat che sta cominciando registrare la moria dei contratti a termine, a seguito delle “geniali” restrizioni fortemente volute dall’enfant prodige di Pomigliano d’Arco quando si trovava al ministero dello Sviluppo economico.

Ovviamente, contrariamente a chi segue la politica nei dettagli, il cittadino medio non è in grado di avere un quadro esauriente dei disastri fin qui realizzati dagli onesti a 5 Stelle. Egli però riesce perfettamente a percepire in grandi linee il colossale fallimento di una forza politica che aveva creato così tante aspettative, raccontando la favola eterna del partito degli onesti e capaci per definizione, così miseramente naufragate al cospetto della prova dei fatti. Il calo verticale dei consensi registrato senza soluzione di continuità dai grillini ne rappresenta la prova inconfutabile. Per questo motivo nessuna piazza potrà mai risollevare le sorti dei populisti a 5 Stelle. Questi ultimi campioni nel proporre, dai banchi dell’opposizione, soluzioni semplicistiche, per non dire ridicole, a problemi assai complessi, ma totalmente somari nel governare la complessità di un Paese il quale, già prima del loro sciagurato arrivo nella stanza dei bottoni, non era certamente ben messo.

In tal senso l’unico merito, se così lo vogliamo definire, che può essere assegnato loro è quello di aver in qualche modo vaccinato un buon numero di elettori in merito all’ideologia tossica del qualunquismo che si fa Stato. Soprattutto il qualunquismo arrogante espresso ancora oggi dai principali esponenti di una forza politica praticamente in fase di estinzione.

Aggiornato il 07 febbraio 2020 alle ore 10:06