Il virus dell’imbecillità più grave del coronavirus

martedì 4 febbraio 2020


Il coronavirus non ha prodotto solo una epidemia di polmonite ma anche un’ondata di imbecillità. La prima può essere contenuta con appropriate misure concrete, ma per frenare la seconda ci vorrebbero dosi massicce di buon senso che invece risulta essere l’elemento più raro e prezioso nell’attuale fase storica.

A Frosinone l’ondata di imbecillità ha prodotto la sassaiola contro un gruppo di studenti cinesi. E la stessa ondata di imbecillità spinge tanti italiani (giusto per rimanere in casa nostra ma gli esempi di questa malattia fatale abbondano in tutto il pianeta) a guardare con sospetto e preoccupazione ogni cinese incontrato sulla via. Non importa se il cinese in questione sia un turista proveniente dal territorio da cui è partito il coronavirus o un componente di una delle comunità cinesi esistenti in Italia che non torna nel Paese d’origine da tempo immemorabile. Come i tori quando vedono rosso, gli imbecilli si mettono in posizione di attacco quando vedono giallo (e spesso confondono cinesi con giapponesi, coreani ed asiatici in genere) e si comportano nelle maniere più assurde ed offensive in nome di un pericolo che invece è inesistente.

L’imbecillità, però, non è a senso unico. Cioè non è una prerogativa esclusiva di chi non usa il buon senso e reagisce alla paura del contagio bollando ogni asiatico in circolazione con il marchio dell’untore. Questa epidemia non da virus ma da pregiudizio inestirpabile colpisce e domina incontrastata anche in quel mondo di intellettuali, politici ed ecclesiastici politicamente corretti che non sanno e vogliono distinguere tra timore popolare e razzismo e cavalcano questa loro ignoranza usandola come strumento di aggressione nei confronti dei propri avversari in vista delle prossime elezioni amministrative di fine primavera.

È difficile stabilire se il massimo livello di imbecillità venga raggiunto da chi viene accusato di razzismo sanitario o da chi muove questa accusa verso coloro i quali non condividono le idee ed i principi del globalismo multietnico e multiculturale e chiedono misure efficaci per contenere l’epidemia di coronavirus.

Non c’è buon senso, ad esempio, considerare necessario ed indispensabile mettere in quarantena alla Cecchignola gli italiani fatti rientrare da Wuhan e contestare a colpi di accuse di razzismo e sovranismo quei governatori delle regioni settentrionali che propongono di mettere in quarantena gli studenti cinesi che rientrano in questo periodo dalle vacanze passate nel Paese d’origine. Secondo costoro la quarantena per gli italiani è legittima e non ha alcun tratto di odiosa discriminazione. Al contrario, la quarantena per i ragazzi cinesi rientranti dalla Cina non solo è allarmistica ma anche discriminatoria e razzista.

Le due diverse quarantene dimostrano che l’imbecillità è un virus incontenibile. Colpisce sia i razzisti che gli antirazzisti, i sovranisti e gli antisovranisti. E produce odio indiscriminato che mina alle radici la società nazionale!


di Arturo Diaconale