L’inno alla libertà

mercoledì 29 gennaio 2020


“Ciò che, invece, questa Corte ritiene di dovere rilevare è che le incertezze e i contrasti suscitati dalla disposizione dell’articolo 116... non possono dirsi del tutto dissipati nella coscienza sociale e giuridica: onde la opportunità di un intervento del legislatore, al fine di stabilire se la norma in questione debba rimanere nel nostro ordinamento e, in caso positivo, quali esattamente debbano esserne il fondamento e i limiti”.

Con queste parole, che suggellano la sentenza numero 42 del 1965 della Corte costituzionale, inizia il mio prossimo ricorso per Cassazione. Ma non è di questo che voglio parlare.

Nel giorno in cui tutta l’avvocatura italiana sì è astenuta in segno di protesta contro le nuove norme sulla prescrizione dei reati, voglio parlare delle riforme mai fatte, delle riforme incompiute, delle riforme sbagliate, delle riforme illiberali e, peggio ancora, delle riforme insensate. Come quella contro la quale ci battiamo e ci batteremo ancora, consapevoli di condurre una battaglia di libertà in difesa dei diritti dei cittadini.

A chi non è versato nelle materie giuridiche e, tra queste, in quella più sensibile (il diritto penale), l’articolo 116 suonerà come uno dei tanti numeri che contrassegna una norma dal contenuto misterioso, quasi iniziatico, e, dunque, potenzialmente ingannatorio. Del pari, le nostre iniziative in difesa dei principi rappresentati da numeri, sembreranno alla maggioranza delle semplici rivendicazioni a difesa di privilegi riservati a pochi, a quei pochi che sanno maneggiare la materia o possono pagarsi un tecnico che la conosce.

Invece, no. Invece, in quei numeri e nei principi che questi rappresentano, riposano le libertà conquistate a caro prezzo nel corso dei secoli e oggi messe seriamente a rischio. In quei numeri, contrariamente a quello che vi dicono gli inetti al potere, stanno le libertà che noi difendiamo.

Da oggi, per quanto mi riguarda, l’articolo 116 del Codice penale è il simbolo delle riforme mancate: è il segno di una libertà imperfetta che deve essere migliorata. Trattando del concorso anomalo, dunque, io non parlo soltanto di diritto penale: canto un inno alla libertà di tutti noi.

Spero non dobbiate pentirvi di non averci ascoltati.


di Mauro Anetrini