Salvini e il sequestro

Ci risiamo!  Il Tribunale dei Ministri di Catania torna a mettere in stato di accusa l’ex ministro degli Interni Salvini per aver impedito lo sbarco di numerosi migranti e che si trovavano a bordo di una nave militare Gregoretti.

Ancora una volta, il Tribunale sforna l’accusa di sequestro di persona, condita da quella di abuso di potere, aggiungendo questa a corollario di quella. Ora, anche uno studente di giurisprudenza capisce che il reato di sequestro di persona si fonda su presupposti che sono completamente assenti nel caso in esame. Infatti, per poterlo seriamente configurare, occorre che il suo autore sia riuscito a privare la vittima della libertà di movimento e di allontanamento, anche se soltanto per pochi secondi. Inoltre, tale privazione deve essere completa, non lasciando spazio ad alcuna alternativa plausibile.

Per fare un esempio, se io rinchiudo una persona dentro uno scantinato sbarrando la porta con un lucchetto, ma lasciando aperto un finestrone dal quale sia abbastanza semplice fuoriuscire all’aperto, ebbene, qui non si consumerà alcun reato, proprio perché il soggetto sarà stato sì rinchiuso, ma non in modo tale da non poter uscire: non sarà stato privato in modo completo della sua libertà di movimento.  Non così invece se per fuoriuscire la vittima debba affrontare manovre molto complesse o pericolose per la propria incolumità: in questo caso il reato sussisterebbe.

Orbene, siccome si dà il caso che il Procuratore della Repubblica di Catania, il dott. Carmelo Zuccaro, sia un giurista, capace di comprendere quanto sopra accennato, anche in questo caso – come già mesi or sono – ha chiesto al Tribunale di archiviare la vicenda, per mancanza dei presupposti giuridici di ogni possibile sequestro di persona. Ma il Tribunale non ne vuol sapere e ha insistito nel mettere in stato di accusa Salvini, il quale alla fine lo dovrà ringraziare in quanto vedrà lievitare ancor di più i propri consensi, per essere stato ingiustamente accusato e poi assolto del tutto.

Lo dico subito: finirà con un nulla di fatto. E lo dico non per virtù profetiche che non possiedo, ma semplicemente perché basta ragionare quel poco che sia necessario. Ragionando, si vede subito che ai migranti non è stato impedito un possibile allontanamento, ma soltanto un eventuale sbarco sul territorio italiano, che è cosa del tutto diversa e che appunto non c’entra nulla con ogni possibile sequestro.

Se io impedisco ad un Tizio di mettere piede nel giardino di casa mia, consumo forse il reato di sequestro di persona? Certo, si dirà che non si tratta esattamente della medesima situazione, in quanto i migranti non potevano certo allontanarsi dalla nave con la stessa semplicità con la quale un importuno visitatore potrebbe invece lasciare i paraggi del mio giardino, ma non è questo che conta.

Conta invece che – in linea di principio – se uno o più migranti avessero voluto allontanarsi dalla nave, senza scendere sul suolo italiano, ma, utilizzando una imbarcazione di fortuna, prendere il largo per dirigersi altrove, nessuno lo avrebbe impedito: sarebbe stata una azione libera e possibile. E allora dove si troverà mai questo sequestro? E che razza di sequestrati saranno mai questi migranti che, volendo e sol che avessero goduto di un passaggio, avrebbero potuto liberamente tornarsene a casa? Scherziamo?

Purtroppo no: il Tribunale dei ministri di Catania fa sul serio. Tuttavia, più fa sul serio, più sembra che scherzi a causa dell’assoluta mancanza di ogni presupposto del reato. E allora non resta che attendere che tutto finisca come deve finire, vale a dire con il più completo ed inevitabile proscioglimento di Salvini. Intanto, però, si sono impiegate energie, tempo, risorse umane e finanziarie: per nulla! Suggerisco a Salvini di chiedere lui medesimo di farsi processare: ne trarrebbe alimento per altri consensi e soprattutto elargirebbe un poco di divertimento ad una opinione pubblica forse troppo seriosa e preoccupata.

Perché, se il processo si dovesse fare, ci sarà da divertirsi.

Aggiornato il 20 dicembre 2019 alle ore 10:41