Il Governo Conte è politicamente morto. I ripetuti cortocircuiti innescati dalla sua stessa maggioranza lo hanno incenerito in culla. La sepoltura non è ancora segnata sul calendario e neppure il celebrante è stato individuato. Ma è probabile che, approvata la Legge di Bilancio, la liturgia abbia inizio e uno dei possibili officianti sia Matteo Renzi.

Il suo interesse ha infatti una doppia radice. La prima. Le indagini dei pubblici ministeri fiorentini sulla Fondazione Open segnano l’ennesimo cambio di passo nei rapporti tra magistratura e politica all’insegna dell'assalto giustizialista. La battaglia, probabilmente, è solo all'inizio e non si può escludere che nel giro di qualche mese sia proprio l'ex Presidente del Consiglio a finire direttamente sotto le palle di cannone sparate dal palazzo di giustizia di Novoli nella forma di avvisi di garanzia, richieste di perquisizione o provvedimenti restrittivi. Se le esequie al Governo si celebrassero a breve, potrebbe ancora sperare nella piena agibilità politica e nella tenuta del suo partito alle prossime elezioni nazionali, come ieri ha ben scritto il direttore Arturo Diaconale.

La seconda radice è questa. Per fronteggiare adeguatamente una possibile valanga giudiziaria, Renzi ha la necessità di fortificarsi. Il che significa che ha bisogno non soltanto di liberarsi del Governo attuale, ma anche e soprattutto di ricercare in nuove alleanze spazi adeguati per una concreta azione politica. Spazi che può trovare solo se riesce a tessere con le forze del centrodestra una trama programmatica liberale, liberista e garantista, adeguata alle sfide che attendono l'Italia. Da questo punto di vista, il suo interesse e quello del suo partito possono senz’altro coincidere con l’interesse generale o almeno di una parte molto ampia dell'elettorato. E questa coincidenza potrebbe diventare la vera forza propulsiva e di convincimento del nuovo progetto.

Certo, il disegno originario di Renzi era un altro e più ambizioso, come da lui stesso spiegato all’indomani della costituzione di Italia Viva. La storia però tramanda un insegnamento importantissimo, tuttora valido e del quale sarebbe bene che anche il sentore di Rignano sull'Arno facesse tesoro: quando la battaglia incalza e prima di essere infilzati a morte, bisogna precipitarsi a indossare la migliore armatura che le circostanze offrono, senza troppo pretendere dalle proprie capacità e dai propri sogni. E accontentarsi, magari, di condividere progetti, strategie e ambizioni con altri  protagonisti. Per il bene del Paese, ça va sans dire.

Aggiornato il 04 dicembre 2019 alle ore 11:48