Andare presto al voto per uscire dal delirio

lunedì 2 dicembre 2019


Non mi sembra di esagerare se dico che sul piano politico in Italia le persone di buon senso si sentono letteralmente soffocare, schiacciate come sono da due forme contrapposte di delirio. Da una parte quello sovranista, il quale sembra aver raggiunto il suo acme con l’incredibile vicenda del Mes, volgarmente detto Fondo Salva-Stati. Dall’altra parte, quasi a completare il cerchio di una follia politica sempre più collettiva, il delirio antifascista, montato contro un immaginario ritorno ai tempi che furono, con cui una certa cultura di sinistra ritiene di contrastare il citato sovranismo montante. Una cultura politica che canta da sempre “Bella ciao” e che pare aver trovato nel fenomeno “nuovo” delle cosiddette Sardine un veicolo con cui rinnovare l’antico contrasto resistenziale tra buoni e cattivi, tra rossi e neri, tra presunti democratici a tutto tondo e altrettanto presunti fautori di una neodittatura in salsa padana.

E mentre da un lato, quello sovranista, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si fanno la concorrenza raccontando molte favole sull’Europa cattiva che vorrebbe distruggere i nostri risparmi, senza considerare che fuori dall’attuale perimetro continentale e fuori dalla moneta unica l’Italietta dei debiti perderebbe in un baleno l’accesso ai mercati finanziari. Dall’altro lato chi giustifica la permanenza di uno dei più catastrofici Governi degli ultimi anni, lo fa in nome della salvezza nazionale nei confronti di una pressoché certa ascesa dello stesso leader del Carroccio nella stanza dei bottoni in caso di voto anticipato. E in questo senso il succitato delirio antifascista risulta in qualche modo di complemento, per così dire, all’assurda giustificazione di tenere in vita un Esecutivo insieme ad una forza estremamente inaffidabile qual è il Movimento 5 Stelle.

Ora, per quanto riguarda la strategia di Salvini, io non ho alcun dubbio che la gran gazzarra che si è creata sul Mes venga utilizzata soprattutto dal capo leghista su un piano puramente tattico, con lo scopo primario di accelerare la caduta di un Governo che non ha assolutamente più nulla da dire, se non aggiungere altri danni a quelli già provocati.

Tuttavia, considerate le difficili condizioni di un Paese indebitato fino al collo ed in cui a crescere è solo la spesa pubblica, peraltro sempre più di pessima qualità, questo giocare con grande disinvoltura con l’eterno meccanismo del nemico esterno, per pure finalità di politica interna, rischia di farci molto male. Sotto questo profilo sono altrettanto convinto che lo stesso Salvini, nel momento in cui dovesse realmente svolgere il ruolo di primo ministro, così come l’attuale situazione politica porterebbe a credere, si troverà nella necessità di riportare la sua azione concreta entro i limiti che consentano all’Italia di restare incardinata tanto all’Unione europea che soprattutto al bistrattato euro.

In caso contrario, cioè proseguendo la linea dello scontro a tutto campo con l’Europa – che ricordo non è una entità astratta di burocrati, bensì una comunità di 28 Stati sovrani – egli dovrebbe poi intestarsi le gravissime conseguenze economiche e finanziarie di una simile scelta.

Ma qualunque sia il progetto del leader riconosciuto del centrodestra, c’è solo un modo per mettere fine ad una delle più confuse, incerte e pericolose fasi della storia repubblicana: andare il prima possibile ad elezioni anticipate così da poter sciogliere tutti gli ingarbugliati nodi del momento, dando l’opportunità ad ognuno degli attori in campo di prendersi le proprie responsabilità fino in fondo e senza alibi.


di Claudio Romiti