Un utile paradosso per il voto anticipato

Insieme con l’acqua alta a Venezia cresce nella maggioranza di governo l’idea di andare al voto anticipato subito dopo la manovra per ridurre i danni prodotti da uno sfaldamento dell’Esecutivo che ha assunto un andamento incredibilmente veloce.

A coltivare l’idea del voto anticipato c’è una parte consistente del Partito Democratico che teme di non reggere a lungo la concorrenza di Italia Viva e crede che andare avanti continuando a far assumere al partito il ruolo di principale puntello del Governo Conte possa avere un prezzo insostenibile da pagare al momento della verifica elettorale. Nicola Zingaretti, che già in agosto non aveva nascosto la sua propensione ad andare al voto invece che allearsi con i Cinque Stelle, si va sempre più convincendo che per bloccare il logoramento in atto per il Pd e liquidare una volta per tutte il concorrente Matteo Renzi non ci sia altra strada che si debba votare al più presto. Ed una parte crescente del partito sembra essere d’accordo che sia meglio perdere andando ad elezioni rapidamente piuttosto che straperdere rinviando di un altro anno le esequie di un Governo di fatto già fallito.

Fino a ieri l’idea delle elezioni anticipate non aveva grandi sostenitori nel resto della maggioranza. Tutti temevano che il voto avrebbe duramente penalizzato i partiti della coalizione ed avevano trasformato questo terrore nel mastice destinato a tenere in piedi il Conte-bis. La vicenda dell’ex Ilva, però, dimostrando che non basta il mastice del timore per tenere in piedi un Esecutivo composto da partiti in totale disaccordo tra di loro, ha incominciato a creare un clima diverso. La convinzione che si va determinando è quella della esigenza della cosiddetta riduzione del danno attraverso l’interruzione della fallimentare esperienza del Governo giallorosso. A spingere in questa direzione non c’è solo la convinzione dell’ala più radicale del Movimento che andando alle elezioni sbandierando le proprie istanze identitarie sia possibile bloccare un declino altrimenti inarrestabile. Ma anche un calcolo niente affatto peregrino sulla circostanza che votando nei primi mesi del prossimo anno non ci sarebbe tempo di cambiare i collegi adeguandoli alla riduzione dei parlamentari e di varare una nuova legge elettorale. Si voterebbe, dunque, per dare vita ad assemblee legislative composte dall’attuale numero di deputati e senatori. E la circostanza diventerebbe lo strumento principale per ridurre il danno a carico del M5S derivante dal voto anticipato.

La faccenda è sicuramente paradossale. Ma per i grillini è meglio un paradosso che un fallimento completo!

Aggiornato il 14 novembre 2019 alle ore 14:17