L’anima del Governo Conte

Giuseppe Conte si dice convinto che il suo Governo abbia un’anima capace, presto o tardi, di diventare il coagulante dei pezzi dispersi della sua maggioranza. Ma di quale anima si tratta? Di quella formata dalle mille anime perse del Movimento Cinque Stelle che vagano smarrite, confuse e, soprattutto, litiganti all’interno di un partito diventato una sorta di inferno dantesco? Di quella di un Partito Democratico diviso tra chi vuole andare subito al voto per chiudere i conti definitivamente con Matteo Renzi anche nella certezza di andare incontro ad una sconfitta e chi vuole restare al governo come una cozza allo scoglio per sfruttare al massimo un momento favorevole che non potrà mai più ritornare? Oppure di chi, come Italia Viva, è unita e compatta nel considerare la coalizione governativa come il terreno migliore dove crescere a scapito degli alleati in attesa del momento più opportuno per staccare la spina?

Conte non dice quale sia l’anima del suo governo. In compenso pare che l’abbiano identificata i cittadini di Taranto. Sia quelli che chiedono la cacciata degli indiani dall’acciaieria e la chiusura definitiva dell’ex Ilva in nome del primato della salute. Sia quelli che si battono per la difesa dello stabilimento sostenendo che la mancanza di lavoro ed il ritorno della miseria danneggiano la salute peggio delle polveri sottili.

Gli uni e gli altri, infatti, sono convinti che il Governo delle incertezze, delle indecisioni, delle incapacità abbia un’anima fin troppo precisa. Quella dei mejo mortacci loro!

Aggiornato il 12 novembre 2019 alle ore 10:28